Nei giorni scorsi alcuni quotidiani hanno dato rilievo a una lettera redatta dai presidenti dei consigli di istituto di oltre 700 scuole e indirizzata direttamente al presidente della Repubblica. L’iniziativa è il chiaro segnale di un malessere diffuso tra docenti, genitori e personale, rispetto al modo di affrontare la ripresa della scuola a settembre. Le risposte contraddittorie (plexiglas sì, anzi no), vaghe e spesso tardive del ministero, infatti, sono state sempre improntate al “come” e non al “perché” o a strategie lungimiranti dal punto di vista pedagogico. Sono state, poi, illustrate coram populo in tv e sui giornali le magnifiche prestazioni del taumaturgico banco monoposto, come chiave di volta per affrontare l’incerto futuro con una vision adeguata.
Ma dietro i ricorrenti acronimi (Dad, Pai, Pia, ecc.), gli asfissianti anglicismi (mission, smart working, ecc) e le magiche parole chiave (rime buccali ad esempio) molti hanno visto avanzare il deserto progettuale, il nulla intellettuale, il vuoto pedagogico. E inoltre il pericolo reale di un vero e proprio golpe burocratico con il depotenziamento dei contenuti, la diminuzione delle ore scolastiche camuffata da innovazione, l’accorpamento di discipline presentata come necessaria e mirabile interdisciplinarietà. Si è poi aggiunta, con gran rullio di tamburi, un’ora di educazione civica, in cui non è ben chiaro se bisognerà sostenere i capricci delle minoranze, probabilmente, o parlare dei diritti umani di Hong Kong, difficilmente, vista l’accentuata miopia su tali temi. Pochi hanno posto attenzione a che cos’è la scuola e a che cosa serve, soprattutto in questo momento di crisi.
Ma ciò che la pandemia ha fatto emergere in modo decisivo è che la scuola, prima di essere un sistema di voti o misurazioni, prima di lavorare su competenze necessarie o sulla trasmissione di contenuti ritenuti indispensabili, consiste nella richiesta di un rapporto che introduca alle domande di senso su tutto, su e da ogni disciplina. Talune domande, a tal proposito, sono emerse nei ragazzi, con chiarezza, durante il difficile periodo tra marzo e maggio. Il desiderio di approfondire argomenti, questioni, nodi concettuali è poi rimasto in diversi studenti, che hanno continuato, perciò, a interrogare/si e a ritrovarsi.
In modo pertinente, Giuseppe Bertagna, in un suo intervento, ha sottolineato l’importanza strategica della scuola per il futuro della nazione e ha prospettato la necessità di una ripartenza che non ignori il bisogno degli studenti di comprensione, di rapporto, di approfondimento, che non si interrompe nei mesi estivi. Il bisogno strutturale dello studente, infatti, non necessita in primis di soluzioni tecniche, ma di presenze educative coinvolgenti che siano in grado di ascoltare e di offrire proposte su cui andare a fondo. A partire da tali considerazioni, sono in atto alcune interessanti iniziative volontarie di approfondimento in diversi luoghi. A Verbania, ad esempio, diversi studenti dell’Iis Cobianchi, dopo aver partecipato nel mese di maggio a un torneo di dibattito argomentato su Google Meet, suddivisi in quattro squadre, hanno continuato a trovarsi, anche dopo la fine della scuola, con i loro docenti e i loro compagni.
Hanno iniziato a studiare come si parla in pubblico, come si struttura un intervento con ethos, pathos e logos, come si replica in modo logico e stringente alle obiezioni. In un panorama in cui capita di ascoltare diversi parlamentari che si esprimono come un libro stampato o con un linguaggio povero di contenuti non è poco. I ragazzi della squadra Kroton di Verbania, impegnatisi in un lavoro estivo anche lo scorso anno, imparano anche questioni più complesse: smascherare le fallacie, falsi ragionamenti usati consapevolmente o inconsapevolmente dai parlanti senza base logica e pianificare argomenti complessi secondo una linea coerente e ideale.
Che dire di quest’esperienza, nata a partire dal torneo nazionale di Padova “Botta e Risposta”, organizzato da Adelino Cattani, docente universitario di Teoria dell’argomentazione e appassionato ideatore di un valido modello di dibattito argomentato e regolamentato? È, certamente, una proposta che cattura, che invita i ragazzi a cimentarsi e a prendere la parola, superando timidezza e impaccio. Imparare, in presa diretta, attraverso una gara o un allenamento, che non tutto è razionale e che certi argomenti non hanno forza o non sono coinvolgenti, dà sicurezza e strumenti di comprensione della realtà.
L’entusiasmo degli studenti ha, inoltre, contagiato numerose docenti che, a loro volta, hanno costituito una squadra di dibattito, Theano, in ricordo della prima filosofa pitagorica e hanno affrontato a metà luglio in una gara i ragazzi sul tema: “La difesa è sempre legittima?”. Docenti e alunni hanno studiato casi etici, posizioni filosofiche, implicazioni giuridiche, per affrontare la disputa al meglio.
Esempi dal basso, dunque, dalla periferia, di un’estate strana e diversa in cui si sente il desiderio non di istruzioni per l’uso, ma di legami con un fine buono e con un “di più” che faccia ripartire davvero, oltrepassando la nebbia della confusione.