Giorgia Meloni non ci sta all’idea di proseguire con finanziamenti e sussidi “a pioggia” per contrastare l’emergenza Covid-19: per la leader di Fratelli d’Italia, intervistata oggi dal Messaggero, occorre impostare – ma andava già fatto dai primissimi mesi, spiega l’ex Ministra dei Giovani – un piano di aiuti alle imprese che faccia veramente ripartire l’economia. «Sgravi al Sud e amministratori del Nord discriminati? Per me il problema è mal posto», introduce la Meloni, «Le imprese del nord hanno pagato un prezzo altissimo al Covid e quelle del Mezzogiorno lo hanno pagato ad un lockdown generalizzato che, numeri alla mano, si sarebbe potuto evitare. Gli 80 miliardi dei decreti “Cura Italia” e “Rilancio” sono stati dilapidati in mille rivoli con una logica assistenziale e in buona parte non sono arrivati alle imprese, né al nord né al sud. Quindi la decontribuzione in questa fase dovrebbe essere fatta per tutti». Questo non toglie però, sottolinea ancora la Presidente di FdI, che la fiscalità di vantaggio per il Sud debba avvenire, anzi – rilancia la Meloni – «è sicuramente necessaria ma deve essere resa permanente e non durare pochi mesi. E soprattutto deve essere accompagnata da ingenti investimenti in infrastrutture materiali e digitali: alta velocità, autostrade, porti e interporti. E banda larga fino nelle aree interne. Pensare che la scarsa attrattività del Sud per chi fa impresa si risolva con qualche mese di sgravi è un insulto all’intelligenza».
MELONI ATTACCA IL GOVERNO ANCHE SUL TEMA VERBALI CTS
Lo stop all’assistenzialismo di marca M5s, attacca Giorgia Meloni, non deve significare la fine dell’attenzione al Sud, ma tutto il contrario: «Far ripartire il Sud rappresenterebbe un enorme volano anche per le attività produttive del Nord Italia. Storicamente è un fenomeno che abbiamo già visto in Europa negli anni della riunificazione tedesca. Gli ingenti investimenti fatti dalla Germania per far recuperare le regioni della ex Ddr hanno rappresentato per gli anni successivi un enorme stimolo economico per tutta la Germania». Chiosa finale sul tema politico scottante dei verbali Cts desecretati (solo in minima parte) e le responsabilità sul lockdown e le chiusure dell’Italia: per la leader di Fratelli d’Italia «I tecnici fanno i tecnici, ma spetta alla politica decidere. La cosa surreale è che il governo si è coperto dietro ai pareri del Comitato per giustificare tutta una serie di scelte discutibili ma nel caso della zona rossa nella Bergamasca e poi del lockdown nazionale ha scelto scientemente di fare il contrario. Perché?». Questo non significa attaccare a prescindere il Premier Conte, conclude Giorgia Meloni, ma «credo che sia utile per tutti e per il nostro sistema democratico che si sappia bene il perché di determinate scelte. La questione non è se si siano o no commessi degli errori – perché questo può succedere a chiunque governi e a maggior ragione a chi debba fronteggiare una situazione totalmente nuova – ma se si siano prese delle scelte per ragioni diverse dal perseguimento dell’interesse generale. Fin dall’inizio della pandemia abbiamo denunciato come il governo sembrasse vedere, nel Covid, non solo un nemico da debellare ma anche una opportunità per rafforzarsi». Il riferimento alla proroga dello stato d’emergenza è non solo diretto ma esplicitato, «senza che vi siano evidenze scientifiche che giustifichino questa scelta, lo dimostra ancora una volta. Per questo continueremo a batterci per avere tutta la verità, e per inchiodare il governo alle sue responsabilità».