Il Presidente Inps Pasquale Tridico fa sapere che l’istituto è pronto a rivelare i nomi dei parlamentari “furbetti” che hanno incassato il bonus per le Partite Iva non appena la Camera inoltre la formale richiesta (che a questo punto potrebbe prevedere una convocazione dello stesso Tridico il prossimo 24 agosto alla ripresa delle sedute). Dopo il sostanziale “ok” del Garante della Privacy, dopo le pressioni dei partiti a rivelare i nomi dei furbetti, ora l’Inps si accoda e dopo aver per prima segnalato la vicenda – con modalità ancora però tutte da verificare e sotto l’occhio del ciclone per potenziale “intrusione” o per alcuni anche “politicizzazione eccessiva” – si dice pronta a rendere noto i nomi e i soggetti di tale richiesta. Dopo che 240 parlamentari M5s hanno rinunciato alla protezione della privacy sui propri dati, è Matteo Salvini a lanciare la proposta al suo stesso partito: «Ho già dato indicazioni che i parlamentari della Lega coinvolti nella vicenda dei bonus Iva siano sospesi e non possano essere ricandidabili», ha spiegato l’ex Ministro degli Interni ad Agorà Estate stamattina, ribadendo «Se qualcuno sbaglia in casa mia io sono inflessibile. Mi auguro che anche gli altri partiti politici siano egualmente fermi per dare un segnale di rispetto». Salvini contesta però anche l’operato dell’Inps e il presidente Tridico «Mi domando come l’Inps che ha negato i 600 euro a tanti piccoli imprenditori e a tante partite Iva e che non ha mai pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori italiani sia riuscita a pagarla ai parlamentari senza accorgersi di nulla, c’è qualcosa che non funziona non solo in Parlamento ma anche all’Inps. Chiederemo a Tridico perché non ha pagato la cassa integrazione e ha pagato i bonus ai parlamentari».
I PRIMI NOMI “SOSPETTI” NELLA LEGA
Mentre l’indignazione politica si alza anche sul Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, con Renzi e le opposizioni che chiedono le dimissioni dell’ideologo del RdC dopo l’ennesimo caso di gestione “insolita” tra politica e Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Il Fatto Quotidiano assieme a Corriere e Repubblica iniziano a pubblicare i primi nomi “sospetti” sui deputati che avrebbero ricevuto il bonus 600 euro: si tratta dei due deputati della Lega Andrea Dara ed Elena Murelli. I due politici, rispettivamente eletti a Mantova e Piacenza, al momento non hanno confermato affatto il “rumor” anche perché – riporta il quotidiano diretto da Marco Travaglio – «pare su ordine del Carroccio, i due avrebbero spento il cellulare risultando di fatto non reperibili». Dara è imprenditori tessile 41enne, padrone di otto immobili e con dichiarazione redditi nel 2019 per 109.324 euro; Murelli invece è docente all’Università Cattolica e lo scorso anno ha dichiarato 106.309 euro di redditi con due immobili a carico. «Come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verrà sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficenza», ha confermato il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Nel frattempo il Garante della Privacy è intervenuto sulla pubblicazione dei nomi dei parlamentari “furbetti” dando un sostanziale via libera a una sola condizione: «La privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico sociale dell’interessato».
LO SCANDALO DEI FURBETTI (E DELL’INPS)
Non si placa e anzi aumenta la polemica mediatica e politica sul bonus 600 euro Inps chiesto da 5 parlamentari per il momento anonimi (ma 3 l’hanno ricevuto, pare) con diversi fronti aperti di fortissima critica sociale: in primis, i deputati stessi con le forze politiche che tutte sono schierate per scoprire i nomi e far chiudere al più presto questa ben poco degna pagina della politica italiana. In secondo luogo, sotto la lente del ciclone inizia ad esserci anche l’Inps con un controllo avvenuto mesi fa e con ancora non chiaro (e per alcuni sospetto) il criterio della segnalazione fatta a ridosso del referendum sul taglio dei parlamentari: in terzo luogo, il Governo che con quella legge scritta in emergenza e probabilmente con forti lacune ha permesso la richiesta del bonus Inps a diversi deputati, consiglieri regionali ma anche notai, professionisti che a livello di reddito non avrebbero avuto bisogno di un sostegno. «Rivelare i nomi dei deputati che hanno chiesto il bonus da 600 euro? Credo che a pronunciarsi debba essere il Garante della privacy. Ma se la legge prevede che la prestazione va erogata, l’Inps non può fare altro che procedere», lo spiega stamane nell’intervista al Corriere della Sera la vicepresidente dell’Inps Marialuisa Gnecchi che attacca però il come è stata scritta la norma dal Governo Conte nel Dl Cura Italia del 17 marzo, «io i nomi non li so e se li sapessi non li direi, bisogna riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili».
BONUS INPS ANCHE AI CONSIGLIERI: I CASI IN VENETO E TOSCANA
Per la n.2 dell’Inps la selettività sulla destinazione del Bonus 600 euro (poi divenuto a 1000 euro dopo maggio) è arrivata solo nel mese di maggio, anche se ammette la Gnecchi «siamo ancora in tempo per fare un’operazione di giustizia». Per il suo diretto principale, Pasquale Tridico – intervistato oggi dal Foglio – il problema è anche come è stata fatta uscire questa notizia e anche in questo caso, come avvenuto per il caos click day proprio sul bonus il 1 aprile scorso, la responsabilità non è della direzione Inps: «fuga di notizie? È colpa di una gola profonda…». Nel frattempo, oltre alle tante “autodenunce” di consiglieri locali e comunali che rivendicano la richiesta del bonus avendo stipendi e situazioni economiche tutt’altro che da “nababbi”, spunta il doppio caso dei consiglieri di Veneto e Toscana: in primis, 2 consiglieri della Lega (Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli) e il vicepresidente di Zaia (Gianluca Forconi) hanno richiesto il bonus, confermato dal Carroccio veneto, con il Governatore che li invita a chiarire la vicenda al più presto. Il n.2 di Zaia oggi al CorSera ha spiegato «Sono socio in uno studio di tributaristi. Senza che lo sapessi la mia socia ha presentato domanda per tutti, dove possibile. Il dato di fatto però è che non ho visto un centesimo, lo sottoscrivo col sangue».
In Piemonte il consigliere Claudio Leone (Lega) ha spiegato di aver ricevuto il bonus ma dopo di averlo restituito (dato che erano per la società di cui fa parte, ndr) mentre dalla Toscana sempre la Lega è protagonista con una storia molto particolare raccontata oggi da Ubaldo Bocci in persona (ex sfidante di Nardella a Firenze, oggi consigliere comunale per la Lega) ai media: il bonus P.Iva è stato richiesto ma per poterlo poi donare ad attività benefiche nel mondo della disabilità. Si giustifica così Bocci a La Repubblica Firenze «ho preso quei soldi ma non li ho tenuti per me. Il commercialista mi disse che avrei potuto averli anche io visto che si trattava di denari a pioggia, dati in maniera sbagliatissima, senza distinguere reddito e posizione di ciascuno. E allora pensai che potevo richiederli per donarli a chi ne aveva davvero bisogno. E così ho fatto. Ho i bonifici che lo testimoniano. Lo dichiarai anche alla conferenza dei capigruppo in Comune».