Dopo il Covid il futuro è digitale

Il Meeting di Rimini riparte dalla volontà di svegliarci dalla paralisi, di trattenerci dallo scivolare nella cultura del rancore denunciata con forza dal Censis

Il titolo del Meeting di Rimini 2020 (“Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”) è stato deciso molti mesi prima che il Covid sconvolgesse le vite di tutti. Quell’idea-traccia sembra oggi ancor più attuale e urgente. Per ripartire – per ricostruire – occorre cambiare i modi di guardare la realtà, di camminarvi dentro. È necessario ritrovare la capacità di lasciarsi toccare, di stupirsi di fronte a quanto di buono accade, pur in mezzo a mille difficoltà e talora dopo battute d’arresto o sconfitte. Una capacità nuova di leggere la crisi è la premessa per reagirvi: per trovare risposte non parziali al desiderio di bene comune e di bellezza che ci costituisce. Questo vale per tutti, ma in misura speciale per chi deve prendere decisioni pubbliche, spesso tanto importanti quanto inattese e pressanti.

Mario Draghi ha accolto l’invito a ritornare al Meeting: lo aprirà il 18 agosto. Quando è venuto la prima volta a Rimini, nel 2009, era governatore della Banca d’Italia e parlò di tre “emergenze italiane”: la necessità di investire di più e meglio in capitale umano, di modernizzare il mercato del lavoro e i sistemi di protezione sociale; di colmare tutti i gap fra il Sud e il resto del Paese. Ma nella memoria del Meeting – soprattutto degli ascoltatori più giovani di quel giorno – è rimasto il suo appello forte al coraggio, lascito morale – raccontò Draghi – di suo padre: “Se perdi i tuoi soldi puoi rifarti, se perdi l’onore puoi riscattarti, ma se non hai più coraggio sei perduto”.

Creatività e intraprendenza: vero patrimonio storico del Paese. Il lavoro come categoria-paradigma dello sviluppo integrato, sociale ed economico. Il contrasto a tutte le diseguaglianze come sfida umana e civile. Il coraggio come leva decisiva. Il Meeting – con Draghi – riparte da qui: dalla volontà di svegliarci dalla paralisi, di trattenerci dallo scivolare nella cultura del rancore denunciata con forza dal Censis. E non ci potrà mai essere ripartenza economica, sociale, politica senza una svolta condivisa di consapevolezza e coraggio.

È una svolta che deve precedere il confronto fra modelli, anzi: nessun dibattito sulle ricette concrete sarà realmente produttivo se non pone come premessa la centralità della persona umana, delle sue potenzialità, delle sue aspirazioni, delle sue esigenze a tutto tondo. Della sua capacità di continuare a stupirsi – di avere un “brillio negli occhi” direbbe don Julián Carrón, uno dei protagonisti del Meeting di quest’anno – per ricominciare. Può rivelarsi riduttivo e fuorviante, invece, inseguire la polemica fra difensori di pura retroguardia del liberismo e paladini del neo-statalismo. È assai più utile – e per questo più impegnativo – riflettere su quali iniziative, pubbliche e private, vadano preservate e stimolate in un momento in cui il sistema-Paese è così in difficoltà. In un frangente eccezionale lo Stato, le Regioni e l’intera rete dei soggetti pubblici hanno compiti e responsabilità fuori dall’ordinario. Non solo però nell’offrire supporto immediato a milioni di famiglie che hanno improvvisamente perduto il reddito di un lavoro dipendente o autonomo; piuttosto anche nell’accelerare quelle strategie di cambiamento collettivo che oggi sembrano avere nella digitalizzazione un punto di sintesi.

Smart working, didattica a distanza, telemedicina: la pandemia ha catapultato tutti in un mondo nuovo, fatto di rischi e opportunità ancora in gran parte sconosciuti.

Per ciascuno dei 47 italiani su cento che tuttora accusano problemi di analfabetismo funzionale (incapacità di usare appieno la lingua parlata, letta e scritta) la ricostruzione sarà ad esempio una molla formidabile a “rialfabetizzarsi” nel digitale. E se una democrazia è mantenuta vitale da cittadini con livelli di “education” strutturalmente crescenti, anche la ricerca di un’autentica sostenibilità socio-economica va pensata in termini aggiornati.

Se la griglia dei 17 macro-obiettivi dell’Onu mantiene la sua validità, premono gli slogan demagogici della cosiddetta “decrescita felice”. Per questo il Meeting 2020 vuole traguardare il binomio sussidiarietà-sostenibilità nel post-Covid: usando con più efficacia la lente dell’enciclica “Laudato Sì”. Una riflessione specifica si dipanerà dunque lungo un talk show quotidiano “live” intitolato “Dopo il Covid.#Quellicheripartono”, promosso da Fondazione per la Sussidiarietà, ASviS, Cassa depositi e prestiti e Fondazione Symbola. Con i suoi tanti ospiti, presenti e collegati, il metodo-Meeting si rimette in gioco.

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.