Quando la televisione è entrata nelle case degli italiani negli anni Cinquanta quasi subito ha inserito nella sua programmazione gli “sceneggiati” (spesso adattamenti di romanzo famosi con la logica allora in voga della divulgazione educativa), ma, per quanto popolare, il racconto televisivo per tanto tempo non ha potuto competere con quello cinematografico, complici da un lato le risorse, dall’altro la cattiva fama del piccolo schermo (cattiva maestra televisione diceva Umberto Eco), accusata di non di non sapere o voler offrire più che un intrattenimento per un pubblico meno esigente.
Le serie tv di oggi, in realtà, hanno molto in comune con i grandi (e meno grandi) romanzi dell’Ottocento (molti dei quali, a quel tempo, uscivano a puntate, come appendice dei settimanali): non solo intrattenimento, ma occasioni per esplorare il mondo, attraverso personaggi che nel tempo sono diventati sempre più vicini a noi, nella loro imperfezione, nel loro desiderio (e magari incapacità) di cambiare. E poi per condividere e commentare, sui social, con gli amici, come se si trattasse delle vite di persone conosciute, anche se magari sono supereroi, rapinatori di banche, commissari di polizia, camorristi o preti in bicicletta.
E così se negli ultimi mesi la pandemia ci ha precluso, chissà ancora per quanto, il cinema, le serie, complici ormai non solo tv, ma anche computer e smartphone, sono state con noi anche nei mesi di isolamento (con appuntamenti settimanali o scorpacciate da binge watching) e molti hanno cercato, non solo la possibilità di un’evasione dalla realtà, ma anche, forse, almeno in mante, una chiave per cercare di capire la realtà così cambiata attorno a loro.
Sarà forse anche questa una delle chiavi dell’incredibile successo di Doc – nelle tue mani, la nuova serie medical di Rai 1, con protagonista Luca Argentero, nei panni di un chirurgo che a causa di un proiettile si risveglia senza più la memoria degli ultimi 12 anni della sua vita e deve rimparare da capo a viverla, facendo conto con errori e scoperte non sempre piacevoli.
Se ne parlerà oggi alle 15:00 al Meeting Edizione Speciale, oltre che con l’attore protagonista, anche con Francesco Arlanch, uno degli sceneggiatori della serie, per scoprire come la realtà e l’immaginazione si intrecciano per creare le storie che appassionano milioni di spettatori. E da lì ragionare su come nascono le serie, dei mesi e degli anni che servono a scriverle e poi a realizzarle parlerò anche io, come produttrice, per cercare di capire un po’ meglio il lavoro di squadra da cui nascono. Perché qui, invece, davvero c’è una grossa differenza rispetto a un romanzo, il cui autore è uno solo, mentre una serie e i suoi personaggi sono figli di tanti padri e madri che insieme, dietro e davanti le quinte, lavorano insieme per farla venire alla luce.
Guidati da Beppe Musicco, Presidente di Sentieri del Cinema, ci confronteremo, a partire dalla passione personale che condividiamo con qualunque telespettatore, sulle serie che amiamo che ci ispirano, con la loro visione del mondo e dell’uomo, le loro domande e le loro sfide, che in definitiva, tra corsie d’ospedale, esplorazioni lunari, crimini e tuffi nel passato, sono quelle di ogni uomo.