“Modello Italia” nella gestione della pandemia? Non sembra trovare responso la narrazione, molto in voga nel governo, che vuole lo Stivale come esemplare nel confronto con la pandemia di coronavirus. Un articolo pubblicato da Il Giornale e a firma Stefano Zurlo rivela come una classifica internazionale di matrice americana abbia di fatto sancito che l’Italia non solo non è attrezzata per arginare le pandemie, ma la sua reazione a quella di coronavirus è stata anche lenta e carente. Colpa forse di quel vecchio piano pandemico che, come già evidenziato dal generale Pier Paolo Lunelli nel suo report, l’Oms – inascoltata – ci invitava caldamente ad aggiornare da almeno tre anni. Secondo il Global Health Security Index, “il Centro operativo di gestione dell’emergenza in Italia”, ovvero la Protezione civile, “non dispone di linee guida in caso di pandemia”. Parole durissime, volte a sottolineare l’inadeguatezza della risposta tricolore: “La Protezione civile si focalizza sulla risposta ai disastri naturali mentre non rappresenta alcun fattore che ne motivi l’intervento contro l’insorgere di malattie infettive”.
“MODELLO ITALIA” CONTRO LA PANDEMIA?
Il Global Health Security Index sancisce di fatto ciò che molti osservatori hanno sempre saputo: la Protezione Civile è attrezzata per fronteggiare terremoti, catastrofi naturali, ma “non esiste in Italia un’istituzione simile alla Protezione civile che si occupi di questioni che riguardino emergenze concernenti la salute pubblica”. E ancora: “Non sussiste alcuna evidenza che il centro operativo di gestione delle emergenze faccia alcuna esercitazione per emergenze che riguardano la salute pubblica una volta l’anno”. Più delle parole, forse, descrive la situazione italiana meglio di qualunque altro dato il posizionamento in classifica assegnato al Belpaese: 129esimo su 195 Stati censiti. Ancora più impietoso il punteggio assegnato alla voce «Operazioni di risposta ad un’emergenza», dove l’Italia rimedia un disastroso 0,0%. Come ricorda Zurlo su Il Giornale, secondo “il generale Pier Paolo Lunelli, già comandante della Scuola per la difesa nucleare, batteriologica e chimica, lacune e superficialità hanno avuto un costo elevatissimo: con un piano pandemico aggiornato si sarebbero salvate diecimila persone. Diecimila morti in meno su trentacinquemila. Quasi un terzo: per questo l’analisi dell’alto ufficiale è stata consegnata ieri alla Procura di Bergamo che indaga sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo”. E il fatto che l’incontro del 14 gennaio organizzato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie per valutare il traffico aereo sia stato disertato dall’Italia, o che le raccomandazioni della Commissione Europea di rinforzare le terapie intensive a fine gennaio siano rimaste lettera vuota, non può che aumentare, col senno di questo tragico poi, il rammarico dell’intero Paese.