La notizia è recente, di poche ore fa, ed era attesa. In molti ci speravano, in pochi ci credevamo, alcuni ne erano convinti fino a scriverlo. La finanza ne era certa, mentre, al suo opposto, si ripresentava – come spesso accade – l’economia con i propri dati che non potevano prospettare nulla di buono. Ma il dato è comunque arrivato e, ancora una volta, il distinguo tra la cinica finanza e la cattedratica economia è giunto inesorabile e la prima ha prevalso.
Il mal vissuto pandemico è stato un vero e proprio shock sia esistenziale che finanziario. A febbraio, la spirale negativa che caratterizzava i mercati finanziari era spietata: ribassi generalizzati e nessun elemento attraverso il quale poter prospettare nulla di buono. Oggi, a distanza di qualche mese, la finanza non curante dell’economia si è mossa e, nonostante il latente timore della mai sconfitta pandemia, lascia il proprio segno indelebile: il principale indice azionario statunitense (e mondiale) – ovvero il noto S&P 500 – ha aggiornato i propri record storici. Sembra paradossale, ma è quanto accaduto solo qualche ora fa. Noi stessi ci credevamo e l’avevamo scritto, ma, al momento, riteniamo che la “vera notizia” sia un’altra.
Osservando l’intero panorama finanziario mondiale, e sintetizzandolo attraverso le sue due più consuete e tradizionali asset class, possiamo riscontrare come la componente azionaria e quella obbligazionaria gravitino – entrambe – in prossimità di nuovi massimi.
Paradossalmente, la prima forma di investimento ad aver aggiornato i propri record (senza alcuna enfasi da parte dei media) è stato quella maggiormente difensiva: il paniere internazionale dei bond – rappresentato dal benchmark JPM GBI Gl. Usd – nel corso della prima settimana di agosto ha oltrepassato il precedente livello raggiunto a marzo, ossia nel bel mezzo del caos azionario. Per quest’ultimo, e il suo rappresentativo indice MSCI World Usd, l’aggiornamento del proprio record (fatto segnare a febbraio) manca ancora per pochi decimali di punto. Dati alla mano, rispetto ai loro minimi di anno – entrambi i sottostanti – hanno registrato significativi rialzi fino a proiettarsi nuovamente verso livelli di prezzo pre-pandemia.
L’intera dinamica, però, “nasconde” un risvolto che solo pochi considerano. Raffrontando i singoli valori riconducibili alle due asset class si può apprezzare – oggettivamente – come il solo indice obbligazionario ha concretizzato una continua crescita nel tempo. Viceversa, la componente azionaria, ha vissuto “solo” un recupero rispetto al suo precedente ribasso.
Questo rilievo conferma la nostra già sostenuta (e dimostrata) valenza operativa concernente la più conservativa soluzione di investimento (bond): il tutto, nonostante il verificarsi di inconsueti “cigni neri”.
Sia per il breve/medio termine, ma soprattutto per il cosiddetto “lungo periodo”, lo scenario che si presenta appare alquanto problematico. Da un lato, è indubbio come l’attuale livello della curva dei rendimenti (rif. Bund e Treasury Usa) sia ai minimi storici e pertanto i prezzi siano potenzialmente “cari”. Sul versante opposto (ma solo per tipologia di investimento) troviamo una componente azionaria rappresentativa di multipli aziendali inferiori (di molto) rispetto agli attuali corsi.
A corollario, aggiungiamo inoltre la recente performance (sempre con record) del cosiddetto bene rifugio – l’oro – che di certo non favorisce vie alternative.
Cosa fare, ma soprattutto come procedere? A questo estivo dilemma, gli addetti ai lavori, con buone probabilità, infonderanno sicurezza mediante la consueta “diversificazione” e il celebre “orizzonte temporale di lungo periodo”. Sicuramente saranno risposte con provata argomentazione, ma, con doveroso rispetto, i dubbi sul da farsi rimangono.
Noi, nel nostro umile informare, esponiamo periodicamente i numeri attraverso i quali poter scegliere e decidere. Ne siamo consapevoli: costa impegno e fatica per chi deve poi agire, ma, a conti fatti, riteniamo ne sia, e ne valga la pena. Per meglio affrontare il presente e ancor più il futuro finanziario che verrà, il nostro suggerimento è questo: far proprio un metodo di lavoro. Anche per gli investimenti.
Il nostro impegno è costante, ma spetta a voi scegliere; al resto, ci pensa il mercato. Come sempre.