Il patto di alleanza organica annunciato nei giorni scorsi tra Pd e M5s dopo nemmeno una settimana pare pronto a sfilacciarsi. Infatti l’alleanza organica per le elezioni amministrative e magari anche il futuro voto politico è ragionevole solo sulla carta. Nella realtà nessuno dei due partiti ha fatto un passo indietro rispetto alle montagne di accuse spesso spregevoli che i due (ma più spesso M5s verso il Pd) si sono vomitati addosso per anni.
Quello era un errore, questa invece è la nuova verità? Bene, ma perché e in che modo? La Chiesa per secoli ha gestito gli errori del passato con confessione, pentimento e penitenza. Si tratta di elaborare un lutto e contemporaneamente attrezzarsi a un battesimo, perché un’idea muore e un’altra nasce al suo posto.
Due anni fa, subito dopo le elezioni, non a caso Matteo Renzi si oppose a un’alleanza con i 5 Stelle senza che ci fossero prima scuse e giustificazioni. Oggi come potranno vivere e votare insieme gli elettori Pd e M5s? Forse stavolta si è andati oltre la pratica del passato. In passato il vecchio Partito comunista davanti ai cambiamenti repentini enunciava una teoria di raccordo: “i socialisti sono peggio dei nazisti perché…”, ‘dobbiamo spartirci la Polonia coi nazisti perché…” etc. Era l’opportunismo pragmatico di Stalin, in cui l’ideale si declinava secondo l’interesse del momento.
Ma sempre c’era una predica del pope-capo partito che argomentava; i fedeli dovevano accettarla o erano bollati come eretici e trattati di conseguenza. Quindi anche i processi di eresia erano occasione di motivare e cementare la nuova linea politica. Il Pci, di cui le due formazioni oggi alleate sono in parte eredi, era una chiesa senza confessione ma c’era la “predica” generale che poi passava attraverso le prediche dei “vescovi” e dei singoli “preti” in ogni chiesa-sezione.
Forse ciò era legato all’idea gerarchica e isolata della chiesa ortodossa georgiana (di cui il giovane Stalin era stato seminarista) dove il patriarca è autorità assoluta. Grazie a questa autorità gli ortodossi georgiani sono rimasti per secoli divisi e diversi dai cristiani russi o armeni o greci. Oggi il patto è stato fatto senza nulla di tutto ciò. Questa nuova unione potrà non scoppiare? Forse per tenerla in vita bisogna che si compia, come nelle religioni antiche, un sacrificio in comune. In questo caso occorrerebbe sacrificare insieme qualcosa caro alle due formazioni. Ma cosa?
Oppure la politica è diventata qualcosa di molto diverso dal passato, che la gente non sente più. E si vota per un sostanziale voto di scambio: tu mi dai il favore, il posto, e io stavolta ti do il voto. La prossima volta si vedrà”. Questa, a sua volta, sarebbe comunque un’importante evoluzione della politica e della società italiana.
Inoltre il premier Giuseppe Conte rischia moltissimo dall’alleanza perché oggettivamente essa lo rende superfluo: dunque deve giocare per fare fallire il patto. Ma se il patto fallisce, come giustifica Conte la sua presenza a palazzo Chigi? Quindi forse il patto deve fallire ma non troppo, almeno nella testa di chi frequenta i corridoi romani. Ma questa è una politica fatta senza gli elettori, che regge finché non c’è un ricorso al voto. Dopo il voto si vedrà come avranno reagito gli elettori.