E’ il classico sistema usato da sempre dall’Unione sovietica e che Putin ha dimostrato di saper replicare al meglio. Giustificare un intervento militare con la scusa che si stanno verificando episodi di “criminalità”, definizione usata per normali e pacifiche manifestazioni di protesta. In questo senso il presidente russo ha annunciato in una intervista a Rossija 24 e a Vesti, canali televisivi e radiofonici russi, di “aver dispiegato forze di polizia e di sicurezza ai confini con la Bielorussia pronte a intervenire per riportare “la pace” all’interno della repubblica alleata di Mosca con un trattato che specifica proprio questo tipo di intervento.
POLIZIA RUSSA AL CONFINE CON LA BIELORUSSIA
Putin ha aggiunto che al momento non vede necessità di intervenire perché la situazione si “sta normalizzando” e i due presidenti hanno convenuto che non ci sarà intervento “se la situazione non sarà fuori controllo”. Da parte sua il contestato presidente Lukashenko ha detto di essere disponibile a un dialogo con “le forze più moderate dell’opposizione”. In realtà tutto il paese chiede le sue dimissioni. Come si sa l’attuale presidente è al potere dal 1994 grazie a elezioni di volta in volta truccate, come le ultime, dove si è attribuito il 90% dei consensi. Elezioni che anche l’Unione europea si è rifiutata riconoscere ufficialmente perché truccate. Da allora centinaia di migliaia di persone scendono in piazza per chiedere le sue dimissioni.