La tela su cui era impresso il nostro presente, un immobile ritratto fatto di abitudini e relazioni legate dalla consuetudine, si è lacerata in più punti e l’immagine ormai quasi non si riesce più a vedere. L’ansia di tornare al “prima” fa i conti con la memoria, con la proiezione di ciò che ognuno pensa, oggi, cosa fosse il prima. Un mondo certo diverso e con strade più segnate, fatto di parabole la cui proiezione portava a calcolare con certezza dove sarebbero approdate le vite ed il futuro di tanti. Il cambiamento di paradigma e di priorità sta durando più di una stagione e non riuscire ad accettare che il futuro è adesso, e non assomiglia per nulla a ciò che ognuno aveva immaginato per sé, mette molta angoscia e rivela anche molte delle illusioni che come persone e come Paese abbiamo coltivato.
La prima è che la vita non è un lungo fiume tranquillo e che esistono imprevisti e rapide che rendono la navigazione più difficoltosa e a volte più veloce. Saperne approfittare aiuta a fare più strada se si è preparati.
Da mesi il governo di Giuseppe Conte tenta di assumere un atteggiamento che possa approfittare della mutata situazione. In parte è riuscito a massimizzare in Europa i risultati seppellendo l’era dell’austerity per una fase espansionistica della spesa. Utilizzando il grimaldello del Mezzogiorno i fondi assegnati al nostro Paese sono senza precedenti.
Ancora, seguendo la linea proposta anche su queste pagine il governo ha portato a compimento un accordo importantissimo sullo sviluppo della rete infrastrutturale telematica. Mettendo a sedere tuti gli attori e forzando la mano, pare che sia partita, finalmente, la costruzione della rete comune sotto il coordinamento della Cassa depositi e prestiti. Ora è atteso sul tema della riapertura della scuola. La saggezza vorrebbe che sia prudente e che invece di fare una falsa partenza si accerti che tutto possa davvero funzionare. Un caos sarebbe intollerabile ed in parte ingiustificabile.
Anche gli imprenditori sono alle prese con la nuova fase. Reinventare le imprese non significa solo insistere per nuovi mercati o invocare la mano pubblica. Il presidente Bonomi ha aperto una strada nuova nella sua visione del bene delle imprese, mettendo al centro al coesione territoriale e riconoscendo che una stagione di sgravi per il Mezzogiorno può essere volano per tuto il Paese, aprendo una stagione di ristorata complessiva visione strategica del Paese che può oggi essere visto come un unico sistema che deve crescere nell’interesse di tutti.
Anni fa la contrapposizione tra Nord e Mezzogiorno, artificiale e strumentale, ha fatto perdere parecchie occasioni a tutto il Paese ed ha limitato fortemente la crescita.
In sostanza il vecchio Paese è in frantumi e molti degli argomenti che ci hanno tenuto compagnia sulle pagine dei giornali sono di colpo superati. Alcuni, certo, non tutti, ma molti temi non torneranno più con la stessa forma di prima.
La frantumazione, in sostanza, è l’essenza stessa di questo periodo. La lacerazione e la perdita di una immagine di noi stessi, che per anni abbiamo coltivato, è parte fondamentale del percorso per uscire dalla crisi. Non può esistere un futuro per il Paese se prima non comprendiamo con pienezza quanto diversi siamo già ora rispetto a soli sei mesi fa.
In questa deflagrazione che ha lasciato tanti cocci dovremmo imparare l’arte del kintsugi, l’abilità nipponica a mettere assieme i cocci utilizzando un metallo pregiato, che evidenzi ed esalti i punti di raccordo tra i cocci stessi ed evidenzi dove si è intervenuti. Spesso le porcellane rimesse assieme acquistano un valore maggiore e sono molto più belle della loro immagine originale, assomigliano alla forma originale, ne mantengono la funzione ma diventano più preziose e resistenti.
Serve una capacità rimettere assieme i cocci in cui il Paese si è frantumato come conseguenza necessaria del passaggio attraverso la crisi e le occasioni sono evidenti.
Una vera digitalizzazione può aiutare le imprese e la scuola, così come una linea sottile preziosa che riconnetta tutto il Paese e dia forza ai territori che, coesi, aprono più occasioni ad imprese e cittadini per vivere nel futuro che già si intravvede piuttosto che nel passato lacerato ed indistinguibile che è oramai solo nelle nostre abitudinarie memorie.
La novità culturale di una Confindustria che guarda al Mezzogiorno con occhi nuovi è una occasione preziosa ed importante.