Nello stesso anno in cui usciva Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective, il 1979, nei cinema arrivava pure Giallo napoletano. Anche in quest’ultimo film, come nel primo, troviamo Renato Pozzetto alle prese con delle indagini, ma stavolta nei panni di un commissario e non di un investigatore privato, nella città di Napoli e non in quella di Milano, in un ruolo di comprimario e non di protagonista, che è invece interpretato da Marcello Mastroianni.
Raffaele Capece è un professore di mandolino, zoppo per via della poliomelite avuta da bambino, costretto ai più disparati espedienti per ripagare i debiti di gioco che suo padre Natale (Peppino De Filippo), con cui vive, semina in città. Tra le altre cose, una notte gli viene commissionata una serenata da suonarsi alle cinque del mattino in un luogo cui viene condotto da una misteriosa bionda che non ha mai visto prima. Tuttavia lì si trova bersaglio di spari di un uomo che poi precipita dall’ultimo piano di un palazzo, proprio vicino a lui: il suo fucile finisce sulla testa di Capece che cade svenuto.
Al risveglio l’uomo si ritrova in commissariato, interrogato dal Commissario Voghera (Renato Pozzetto) e scopre così che il cadavere è dell’assistente di Victor Navarro (Michel Piccoli), famoso direttore d’orchestra, di cui Capece è ammiratore, che si trova proprio in quei giorni di festività natalizie a lavorare al San Carlo, nonché fratello della compagna del musicista. Per via anche delle lusinghe di quest’ultimo, ma anche per le “attenzioni” di Gregorio Sella, malavitoso locale, Capece comincia a cercare di indagare su quanto accaduto e si imbatte anche in Lucia (Ornella Muti), moglie di Walter Navarro, figlio di Victor, il quale non sa niente di lei visto che padre e figlio di fatto non si vedono da anni. Nel frattempo dovrà anche guardarsi dai sospetti del commissario sul suo conto.
Nella pellicola Pozzetto ha un ruolo particolare: Voghera è infatti un poliziotto orgoglioso di essere milanese e che non sembra intenzionato a “integrarsi” a Napoli, tanto da non voler nemmeno entrare in uno dei ristoranti tipici per via dell’odore di fritto. In una pellicola in cui predomina l’inflessione verbale partenopea, Pozzetto ha quindi il compito del “corpo estraneo” chiamato a strappare qualche risata con battute (e mimica facciale ovviamente) che non devono passare inosservate. Il film merita di essere visto per un cast davvero di livello e un’indagine che, nonostante i 40 anni trascorsi, riesce a tenere desta la curiosità dello spettatore.
Ad accomunare Giallo napoletano e Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective, oltre alla presenza di Pozzetto nel cast, ci sono i registi Sergio e Bruno Corbucci. Il fratello maggiore ha infatti diretto il film ambientato a Napoli, mentre il minore quello a Milano.
P.S.: Anche se non si odono eseguite dagli strumenti, il film ha il merito di ricordare l’overture de Il barbiere di Siviglia di Rossini e il Concerto per mandolino di Vivaldi: brani immortali e piacevoli anche per i non intenditori.