Secondo il prof Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico (Cts), in questo momento particolare la priorità per il nostro Paese è la ripartenza della scuola. Lo ha ribadito senza mezzi termini nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero, alla quale ha spiegato: “Per noi la priorità è la scuola, ricominciare le lezioni. Il pubblico per gli eventi sportivi, mi spiace, non è una priorità, per il momento”. Con l’incremento dei casi positivi al Coronavirus sempre più vicini a 1500 al giorno, diventa difficile pensare alle varie richieste delle federazioni sportive che spingono per riportare il pubblico negli stati e nei palasport. Per il Cts, attualmente il solo rischio che si può correre è proprio quello di riaprire le scuole. “Nulla contro lo sport, ma la scuola viene prima. Ripeto: gli eventi sportivi con il pubblico negli stadi non sono una priorità”, ha ribadito. Se l’andamento dell’epidemia dovesse continuare a seguire gli ultimi numeri, allora sembra certa la ripartenza dal 14 settembre. Tuttavia, spiega Miozzo, “se dovesse esserci un incremento dei casi più accentuato, dovremmo fare delle valutazioni qualche giorno prima, attorno al 10 o l’11 settembre”. E nelle aree dove dovesse registrarsi una impennata di casi, potrebbe essere necessaria una maggiore prudenza. Certamente sarà importante studiare anche quanto già sta accadendo negli altri Paesi.
MIOZZO (CTS): DA RIAPERTURA SCUOLA ALLE DISCOTECHE
“Stiamo pagando la superficialità di questi mesi”: così Miozzo ha commentato l’attuale situazione: “Come Cts avevamo detto chiaramente che le discoteche non andavano aperte e che, comunque, andava rispettata la distanza dei due metri”. Eppure, a suo dire, alcuni gestori non avrebbero rispettato alcuna regola: “Spero che la magistratura faccia chiarezza”. Per quanto riguarda il ritorno a scuola, Miozzo ha spiegato che ove non è possibile garantire il metro di distanza tra i banchi, sarà comunque possibile fare lezione mantenendo la mascherina in attesa di eventuali soluzioni alternative, “anche tensostrutture allestite dalla Protezione civile”. Negli ultimi giorni si è poi a lungo discusso degli insegnanti che si rifiutano di fare i test sierologici: “Io li avrei resi obbligatori, ma è un parere personale. Penso però che i professori, per la stragrande maggioranza, faranno i test. E sarebbe importante, durante l’anno scolastico, in collaborazione con Istat, svolgere una indagine a campione sugli studenti, per capire quanto è diffuso il virus”, ha commentato il prof. Anche in merito ai docenti anziani, spiega, dovranno essere adottate delle soluzioni alternative pur di non mandarlo in prima linea, come ad esempio l’insegnamento online. Infine ha spiegato come mai la febbre dovrà essere misurata a casa: “Bisogna evitare che lo studente esca di casa con la febbre. Anche perché utilizzando un normale termoscanner, non uno di ultima generazione che costa molti soldi, in media si impiegano 5 secondi per misurare la temperature di ogni ragazzo che entra a scuola: in un istituto con mille iscritti, si impiegherebbero 83 minuti, con code e assembramenti”.