La corsa mondiale al vaccino contro il Covid-19 è un argomento sempre più carico di polemiche. Secondo un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet, infatti, avere un vaccino non efficace o di bassa qualità è peggio che non avere alcun vaccino. La soglia di validità di un vaccino è considerata scientificamente il 50%, ma nel caso del Covid si è scesi al 40% e anche, come ci dice il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (Inmi) “Lazzaro Spallanzani” di Roma in questa intervista, “si è scesi pericolosamente addirittura al 30%, cosa che secondo me non va affatto bene”. In America soprattutto, “per ragioni di utilità elettorale, vista la campagna presidenziale in corso, non si è esitato a fare pressioni sull’Fda (l’Agenzia per gli alimenti e i farmaci, ndr), una agenzia federale il cui direttore viene scelto su base politica. Il tutto per avere da parte di Trump un vaccino da sventolare agli elettori americani”. Ma un vaccino di bassa qualità potrebbe, appunto, essere più pericoloso che non aver alcun vaccino, perché le persone vaccinate potrebbero pensare di non essere più a rischio e non rispettare le norme per limitare la diffusione del virus, con la conseguenza di scatenare nuove e peggiori pandemie. Allo Spallanzani, invece, aggiunge Ippolito, “andiamo avanti seguendo tutte le fasi e i tempi previsti dai regolamenti scientifici, nonostante ci sia qualcuno a cui piace aprir bocca quando non dovrebbe”.
Professore, la rivista Lancet ha lanciato l’allarme: sarebbero in produzione vaccini che non rispettano le fasi scientifiche previste. Intanto il laboratorio francese della Sanofi, che era già alla terza fase, ha sospeso la sperimentazione su un farmaco anti-artrite utilizzabile per contrastare il Covid, perché ha giudicato non positivi i risultati raggiunti. È così?
Non sappiamo se i vaccini che avremo saranno efficaci, per questo si fanno le sperimentazioni. Sicuramente l’idea di saltare le fasi previste, come vorrebbe Trump in campagna elettorale, pone effettivamente qualche problema. Ritengo che sia un vero errore e bisogna rispettare le fasi previste.
Ma un paese può produrre un vaccino senza rispettare la regolamentazione internazionale?
Paesi come la Cina e la Russia non hanno bisogno di alcun placet, i paesi occidentali invece dovrebbero rispettare le regole. L’altro giorno la Fda, proprio per evitare questo salto, ha chiesto a un gruppo indipendente di valutare gli studi in corso, anche alla luce delle pressioni di Trump sul direttore dell’agenzia. Erano diventate tali che è stato appunto chiesto un comitato di valutazione per i vaccini che fosse terzo rispetto al parere dell’Fda proprio per allentare le pressioni che ci possono essere in un periodo elettorale su una agenzia pubblica, il cui direttore viene nominato dalla politica.
Il caso degli Stati Uniti ci sembra significativo. Ce lo può spiegare meglio?
Dopo che c’è stato l’annuncio di una contrazione delle fasi della sperimentazione, un gruppo di scienziati ha chiesto la creazione di una commissione indipendente che riveda gli studi vaccinali prima che si possa mettere un vaccino sul mercato.
Che risposta hanno avuto?
Secondo un sondaggio della Cnn, il 45% degli americani non vorrebbe un vaccino di questo tipo anche se fosse gratuito e facile da ottenere. È una presa di consapevolezza rispetto alla situazione. Il gruppo dei “Bostonians”, gli scienziati citati prima, otterrebbe l’effetto di aumentare la confidenza della popolazione con il vaccino, ne aumenterebbe la credibilità. A questo punto si è invertita la situazione.
Cioè?
L’Fda ha definito con precisione le raccomandazioni perché un vaccino possa essere considerato ok, e quali debbano essere gli standard di efficacia. Dopo questa presa di posizione l’Fda ha costituito un comitato, già nel mese di giugno, per valutare i vaccini. Una piccola marcia indietro, un passo positivo, così sarà resa trasparente alla popolazione qualunque decisione in tema di vaccini.
È vero che un vaccino per essere valido deve dare risultati efficaci tra il 30 e il 50%?
Esatto. Prima si era detto il 50%, poi si è pensato che si potesse scendere al 40, ma il 30% a me sembra veramente poco.
Allo Spallanzani come precede il vostro lavoro per arrivare a un vaccino?
Lo capiremo nel giro di un paio di mesi. Noi non accorciamo le fasi di sperimentazione, anche se c’è qualcuno a cui piace aprire la bocca. Ma i tempi non si accorciano.
(Paolo Vites)