Il Covid-19 esisteva già ben prima dell’esplosione della pandemia? Era in una sorta di situazione “dormiente” da chissà quando e si è risvegliato a causa di situazioni ambientali favorevoli? È quanto afferma uno studioso dell’Università di Oxford, Tom Jefferson, facendo alcuni parallelismi con l’influenza spagnola di inizio novecento. Casi dove il virus è esploso senza che si fossero avuti contatti tra la popolazione di alcune isole e visitatori esterni, come se appunto si trovasse cioè presente nell’ambiente. A queste ipotesi si aggiungono le scoperte, nel marzo 2019 in Spagna, di tracce del coronavirus in acque reflue, ma anche in Italia a dicembre dello stesso anno.
“Non credo a ipotesi che manchino di supporto scientifico. Quelle di questo signore mi sembrano manchino appunto di conferme scientifiche” ci ha detto in questa intervista Giorgio Palù, virologo dell’Università di Padova e già presidente della Società europea di virologia. “Per dire che questo virus era già presente in natura bisogna avere prove molto consistenti. Quando si trova un virus nelle acque reflue e si prova un po’ di sequenza, sa quanti coronavirus si trovano?”.
Secondo il professor Tom Jefferson, medico del Center for evidence-based Medicine del dipartimento di scienze della salute dell’Università di Oxford, il Covd-19 esisteva in natura già da tempo e si sarebbe riattivato grazie a ambientazioni favorevoli. Che ne pensa?
Studi sul coronavirus ormai ne escono a centinaia tutti i giorni. Le sequenze genomiche e filogenetiche fanno pensare che il virus circoli a livello inter-umano da settembre 2019. È un dato pubblicato ufficialmente. Quando si analizza la sequenza del genoma, essa ci fa dire, in base alle modificazioni del genoma stesso, da quando il virus si è diffuso almeno nella specie umana.
E nella specie animale?
Sappiamo che ha una identità del 96-97% con almeno due virus del pipistrello che appartengono alla specie definita horseshoe (i pipistrelli a ferro di cavallo della famiglia dei Rhinolophidae. Oltre al singolo genere vivente, Rhinolophus, che ha circa 106 specie, ndr), detto a zampa di cavallo che non è della zona di Wuhan ma dell’area tropicale cinese e di paesi come il Vietnam, il Nepal. Vive molto distante da Wuhan, sappiamo che un virus che può assomigliargli è quello del pangolino, un formichiere di 50 milioni di anni fa. Con la codifica di RaTG13 è un virus che si trova in questo pipistrello e non in altri animali.
Quindi la tesi che il virus esistesse da chissà quanto tempo?
Dire che questo virus era già presente in natura richiede prove molto consistenti. Quando poi si trova un virus nelle acque reflue e si prova un po’ di sequenza, sa quanti coronavirus si trovano? Bisogna vedere come vengono analizzati. Per questo io credo ai dati pubblicati, credo a decine di migliaia di sequenze analizzate che dicono che questo virus si è diffuso da uomo a uomo prima di dicembre ma l’hanno denunciato a gennaio 2020 anche se pare che sia circolato almeno da settembre. L’origine è sicuramente nel pipistrello, che sia stato modificato dalla natura o dall’uomo scombinando tutto non lo sappiamo. Sono stati esclusi altri animali sospetti come il pangolino e i serpenti di Wuhan, un serpente molto velenoso che si vendeva nel mercato di animali vivi.
Però ci sono stati parecchi coronavirus prima di questo, non è vero?
Certo, ma questo è un virus con caratteristiche molto più affini con i ricettori umani di quanto avesse il virus della Sars o il coronavirus identificato nel 2005 a Rotterdam. Per circolare nell’uomo senza fare danni deve aver avuto tantissime mutazioni. Io ci credo poco.
Il professor Jefferson dice anche che la trasmissione per via respiratoria non è la strada giusta da seguire.
Lo vada a dire a chi fa milioni di tamponi. Mi pare ci siano fior di prove che dimostrano che si comunica per via respiratoria. Nel sangue ad esempio si trova pochissimo virus…