Cedere a una banca il credito d’imposta per il Superbonus 110% rischia di essere un’impresa. Gli adempimenti e le certificazioni che servono sono ben 43, se i lavori riguardano un condominio, 38 nel caso di una villa o di una casa singola. C’erano grandi aspettative su questa misura con la quale rendere le case più ecologiche e al tempo stesso dare una spinta al settore dell’edilizia bloccato dall’emergenza coronavirus. Ma la mole di documenti richiesti potrebbe essere scoraggiante, secondo quanto emerso dall’analisi della Stampa, che ha esaminato il file Excel di una delle principali banche italiane. Pare comunque che il numero dei certificati richiesti non si discosti da quelli richiesti in altri istituti.
Nel file in questione i documenti necessari vengono suddivisi per tipo di intervento e immobile interessato. Nel caso, ad esempio, di un condominio, serve la certificazione che attesti numero totale di unità immobiliari, assenza di unico titolare, numero di unità immobiliari nelle categorie A/1, A/8 e A/9, quote millesimali per ogni categoria, superficie totale edificio, superficie totale destinata a residenza e non a uffici-attività commerciali, riparto delle spese con dettaglio inquilini che cedono il credito, dichiarazione sostitutiva con cui ci si impegna a fornire la documentazione e autocertificazione con le date previste di inizio e fine lavori.
SUPERBONUS 110%, L’OSTACOLO DELLA BUROCRAZIA
Ci sono poi altri 34 documenti suddivisi per inizio, avanzamento e fine lavori, come documenti dei proprietari, progetti esecutivi, visure catastali delle unità interessate, preventivi e studio di fattibilità per il salto delle due classi energetiche, polizza assicurativa del tecnico, documentazione fotografica dei lavori (prima, durante e dopo), fatture e computi metrici, schede descrittive degli interventi e via discorrendo. Dall’analisi della Stampa sul Superbonus 110% è emerso che va meglio se il credito d’imposta viene ceduto all’impresa che svolge i lavori e non direttamente alla banca, perché in tal caso basta compilare il modulo predisposto dall’Agenzia delle entrate. Ma così la mole burocratica viene lasciata all’impresa. Sarà essa a dover poi “monetizzare” cedendo il credito a una banca e a dover entrare nel tunnel burocratico.