Il successo, per Aiello, cantante cosentino di 35 anni, è arrivato un po’ così, all’improvviso. Oggi pomeriggio, lo ritroviamo tra gli ospiti di Seat Music Awards – Viaggio nella musica insieme ad altre grandi voci della musica italiana, un traguardo che per anni ha sognato di raggiungere. Eppure, arrivato a un certo punto della sua (deludente) carriera, decise di arrendersi, di rassegnarsi cioè al fatto che mai – forse – avrebbe ottenuto il successo che sperava di ottenere: “Penso sia frutto dell’immaturità di quell’età”, dichiara a posteriori, “ma anche qualcosa che colpisce tutte le persone che intraprendono questo percorso. A 30 anni ho realizzato che il successo non sarebbe mai arrivato, anche se io mi sono sempre sentito una sorta di ‘predestinato’. Ho ascoltato, viaggiato, ho scritto: per fare un disco che fosse solo per me. Pensavo che un giorno avrei avuto un nipote che avrebbe detto ‘Mio nonno non se lo filava nessuno, però faceva della grande musica’. Ho lavorato in quest’ottica. Ho pubblicato Arsenico in autonomia e da lì è nato tutto”.
La rapida ascesa di Aiello
Lo racconta lo stesso Aiello in un’intervista rilasciata ad Amica nel novembre scorso: la cosa più incredibile, per lui, è stata rilevare il tutto esaurito dei suoi primi due concerti a Milano (alla Santeria Social Club) e Roma (Largo Venue), dove si è effettivamente esibito lo scorso autunno. Il suo album d’esordio, Ex voto, è stato pubblicato a fronte del successo dei singoli Arsenico e La mia ultima storia, due brani molto simili con cui la casa discografica si è presa un certo rischio. Nel commentare i risultati positivi, Aiello ha dichiarato: “Non sono una persona così diversa da quella di oggi. Quello che sento dentro – i miei obiettivi, le mie aspirazioni – è rimasto uguale. Quello che è cambiato è il contorno: il ritmo, il fattore tempo. Ci sono incontri, tante cose da fare. Prima facevo musica per me, senza impegni extra. Mentre ora si sono aggiunte tante cose, giustissime, per incontrare il maggior numero di persone possibile”.
Aiello: “Canto d’amore perché è necessario”
Il segreto di Aiello sarebbe, lui dice, “la verità nella scrittura”, qualcosa che la gente rileva al primo ascolto: “Racconto storie e persone che mi sono molto vicine e in maniera autentica, senza filtri. E questo – in un periodo storico musicale fatto di rap, trap, indie – è qualcosa che si distingue. Anche musicalmente”. Aiello sovverte i canoni della musica contemporanea anche perché giudica inaspettatamente “impegnata” la canzone d’amore. E questo “perché è facile parlare di chiusure e di differenze, quando le diversità sono il vero valore aggiunto di questi tipi. Oggi, tra le guerre e la politica internazionale, l’amore non è poi così blindato e certo. E cantare d’amore fa bene, è necessario”.