Stefano Patuanelli a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa. L’esponente M5s, ministro dello Sviluppo Economico, si è soffermato sui decreti firmati negli ultimi mesi, ma anche sulle misure che verranno rese strutturali. Ed ecco subito qualche esempio degno di nota: «Il superbonus al 110 percento sulle ristrutturazioni edilizie, tutto il pacchetto per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, la decontribuzione per il lavoro dipendente». Il pentastellato ha spiegato che, dopo le proteste delle ultime settimane, il Mise è pronto a lavorare sull’estensione della decontribuzione per il lavoro dipendente per le aziende del Nord e su uno sconto fiscale al 100% sugli utili reinvestiti. Misure certamente costose, e qui interviene «in parte il Recovery Fund». A tal proposito, Stefano Patuanelli ha precisato che «entro la primavera del 2021 potremo avere il dieci per cento dei progetti finanziati. Il resto nella seconda parte dell’anno o nel 2022».
STEFANO PATUANELLI: “MES NON É LO STRUMENTO ADATTO PER L’ITALIA”
Il Recovery Fund risulterà fondamentale, dunque, ma Stefano Patuanelli non ha alcuna intenzione di adottare il Mes. Il ministro dello Sviluppo Economico ha spiegato a La Stampa di non ritenere il fondo salva-Stati come lo strumento più adatto per l’Italia – «per il momento mi concentrerei su come sfruttare l’opportunità del Recovery Fund» – mentre sulla società unica delle reti a maggioranza Tim ha spiegato: «Rischio bocciatura dall’Europa? Della questione discuteremo con Bruxelles. Il progetto è una società che non si occupi solo di fibra, ma anche di 5G, cloud, i cosiddetti server di prossimità. E sarà aperta a tutti. Telecom si è riservata di tenere il 50,1 per cento, ma non è detto che ciò alla fine avvenga. Una cosa è certa: la gestione della società sarà a trazione pubblica e la missione di essere neutrale. Avverrà grazie al combinato disposto tra le modalità di diritto di voto e il limite di sette consiglieri a Telecom».