QUOTA 100 E LE PENALIZZAZIONI
Da Damiano a Catalfo, dai sindacati alle imprese: le proposte sulla prossima riforma pensioni sono diverse ma è ormai imminente il primo incontro (martedì 8 settembre, il secondo sarà invece il 16 settembre) tra Governo e sigle nazionali per discutere di Ape, Opzione Donna e soprattutto di post-Quota 100. Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore è ormai incardinata la proposta di una penalizzazione sull’importo della pensione con l’uscita anticipata dal lavoro pari al 2,8-3% per ogni anno di anticipo. «L’introduzione di un meccanismo flessibile per consentire le uscite a partire da 62, o 63, anni di età anagrafica e un’anzianità contributiva minima di 38 anni, o forse anche 36, prevedendo una penalizzazione, con l’aggancio pieno al sistema contributivo puro, sotto forma di riduzione del trattamento del 2,8-3% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia del pensionamento di vecchiaia (67 anni)», spiega il focus del Sole24, concludendo come la soluzione improntata al ritorno alla flessibilità in uscita «non dovrebbe essere sgradita ai sindacati, che in prima battuta difenderanno comunque il loro progetto di quota 41, ovvero garantire a tutti i lavoratori, a partire dai cosiddetti “precoci”, il diritto al pensionamento con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica». (agg. di Niccolò Magnani)
DAMIANO “PENSIONI A 63 ANNI, ANCHE CON PENALIZZAZIONI”
Intervistato dal Mattino, l’ex responsabile Lavoro del Pd Cesare Damiano prova a delineare le possibili ipotesi sulla nuova riforma pensioni post-Quota 100 e nel pieno della crisi Covid-19: «Salvini si é fatto vanto di avere cancellato o meglio superato la riforma Fornero: ma in realtà Quota 100 é transitoria, scade il 31/12/2021 e poi la legge Fornero , a dispetto di quello che dice il capo della Lega, tornerà in tutto il suo cosiddetto splendore». Secondo il politico dem, l’unica possibilità per una flessibilità in uscita dal mondo del lavoro dopo la riforma di Quota 100 è la pensione a 63 anni con almeno 36 di contributi: come già ipotizzato dal Governo del resto, potrebbero esserci penalizzazioni sull’assegno pensionistico ma non per tutti. Conclude Damiano, «In questo periodo di emergenza sanitaria che non si sa quando terminerà è da tenere conto anche dei lavoratori fragili e più esposti al rischio contagio, ai quali si dovrebbe permettere un pensionamento anticipata senza tagli sull’assegno».
PENSIONI, LO SCONTRO TRA SALVINI E FORNERO
Salvini contro Fornero, Fornero contro Salvini: è un batti e ribatti che prosegue ormai da anni, parallelamente alle novità/esigenze/urgenze di una riforma pensioni che ancora deve costruirsi. Dopo che l’ex Ministro del Lavoro sotto il Governo Monti aveva spiegato nei giorni scorsi di rispettare gli elettori di Salvini «perché non possono avere quella consapevolezza oggi necessaria per cercare di capire e sostenere chi fa scelte un po’ più lungimiranti», il leader del Carroccio ha voluto rispondere aumentando ulteriormente i toni già polemici della Fornero. «Ce l’ha con voi, in pratica compatisce quelli che votano Lega. Dopo aver rovinato la vita a milioni di italiani, è passata ad insultarli. Complimenti. Ma non si vergogna?», attacca Salvini ribadendo la distanza netta tra la riforma di Quota 100 e la stessa Fornero, ora in fase di possibili restyling in vista dei prossimi mesi post-Covid. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, IL RUOLO DEI PENSIONATI
I pensionati continuano a svolgere un ruolo importante per il welfare familiare. Lo ricorda la Segretaria generale della Fnp-Cisl di Bergamo. “Molti nonni hanno anticipato l’assegno di cassaintegrazione dei figli che ha tardato a arrivare per tutta la quarantena. Al tempo stesso, l’impossibilità di uscire ha impedito a molte famiglie di affidare ai nonni i nipoti ‘orfani’ della scuola, obbligando i genitori a consumare ferie e permessi non pagati. I pensionati non sono un peso per il Paese: se i nonni facessero sciopero credo che ci sarebbero forti difficoltà per la tenuta del Paese”, sono le parole di Caterina Delasa riportate da bergamonews.it. Dal suo punto di vista “i nonni e le nonne aiutano la famiglia e in questo Paese le politiche della famiglia non sono mai state al centro dell’attenzione”.
L’ANTICIPO DEL TFS/TFR DEGLI STATALI
Adnkronos ricorda intanto che presto sarà online una piattaforma mediante la quale i dipendenti pubblici che andranno in pensione (o sono già in quiescenza) potranno chiedere un anticipo del Tfr/Tfs fino a 45.000 euro. Questa piattaforma “sarà il punto di incontro tra le banche che hanno aderito all’accordo, istituti di previdenza tra cui Inps e gli statali”. Di fatto chi presenterà la domanda all’ente erogatore del Tfs riceverà, una volta verificati i requisiti necessari, una certificazione che potrà portare in una delle banche convenzionate per avere l’anticipo. Tutta la procedura, dalla domanda di anticipo all’effettiva erogazione dello stesso, potrebbe richiedere più di 120 giorni, un tempo non certo indifferente.