“Non c’è mai stato nessuno screzio tra me e Lucio”. Con queste parole rassicuranti, Mogol accenna al periodo forse più controverso della carriera di Battisti, vale a dire quello contestuale all’interruzione del loro sodalizio artistico. Nessun rancore né da una parte né dall’altra, nessuna lite, ma soprattutto nessuna divergenza neanche minima. Eppure, come ammette lo stesso Mogol, i due erano molto diversi. Lucio era “il mio contrario. Era un matematico, andava in profondità, aveva un pensiero verticale, io orizzontale. Studiava molto, conosceva benissimo la musica internazionale, era molto preparato. Anche sul piano caratteriale eravamo diversi: io estroverso, lui riservato, non parlava mai di sé”. Nella stessa intervista del 28 luglio al Corriere della Sera, Giulio Rapetti assicura su quel tratta caratteriale che portava Lucio a ‘isolarsi’: “Non era timidezza, lui si sentiva autore e basta. Però, quando faceva fare i provini ai cantanti, che avrebbero dovuto interpretare le canzoni, e lui gliele cantava, era più bravo di loro! Dovetti litigare con la Ricordi per accettarlo come interprete, ma ce l’ho fatta”. (agg. di Rossella Pastore)
Mogol racconta Lucio Battisti
C’è anche Mogol tra i protagonisti di “Io tu noi, Lucio“, lo speciale di Rai2 dedicato alla musica e alla vita del grandissimo Lucio Battisti. A 20 anni di distanza dalla morte del grandissimo artista, la Rai ha pensato di celebrare e il ricordare la grande musica di Battisti che proprio con Mogol ha scritto alcune delle pagine più belle della musica italiana. Una collaborazione unica quella tra Mogol e Battisti che, insieme, hanno contribuito a scrivere capolavori come “Emozioni”, “Non è Francesca”, “Mi ritorni in mente”, “Un’avventura”, “Acqua azzurra acqua chiara” e tante altre. Ma come si sono incontrati Lucio e Giulio Rapetti? A raccontarlo è stato proprio il paroliere delle pagine de Il Corriere della Sera: “me lo portò a casa una mia cara amica parigina, che si occupava di edizioni musicali e stava cercando un musicista italiano da promuovere in Francia. Mi fece ascoltare le sue canzoni, che non erano un granché e io lo dissi chiaramente a quel ragazzo”. Ricordando il primo incontro, il paroliere ha precisato: “mi fece un sorriso luminoso, dicendo: sono d’accordo. La mia amica invece rimase male e io, per metterci una pezza, invitai Lucio a venirmi a trovare, per lavorare a qualcosa insieme. Nacquero le prime tre canzoni, la terza era 29 settembre”.
Mogol: ecco perchè è finito il sodalizio con Lucio Battisti
La collaborazione artistica tra Mogol e Lucio Battisti ha segnato indubbiamente la storia della musica italiana. Erano anni davvero particolari in cui la musica italiana era principalmente legata a canzoni di stampo politico. Le canzoni di Battisti e Mogol erano quasi boicottate e considerate fasciste come ha raccontato il paroliere: “negli anni settanta era essere di sinistra fare testi sulla classe operaia, le contestazioni… Io parlavo della sfera privata. Era il momento dei cantautori, tipo Francesco Guccini. Scrivevano dei testi politici e poi li cantavano con una musica che non aveva un ruolo fondamentale. Però, poi, ho scoperto una cosa che mi ha fatto piacere. Nel covo di via Gradoli delle Brigate Rosse, trovarono la collezione completa di Mogol-Battisti. Ascoltavano le nostre canzoni e le nascondevano”. Il successo di Mogol e Battisti però improvvisamente finisce. Il motivo? Per la prima volta a mettere i puntini sulle “i” è stato proprio il paroliere che ha detto: “perché è finito il sodalizio? Per una questione di principio, non per soldi, io al denaro do poca importanza. Tuttavia, era giusto che ricevessi i diritti al 50% e gli chiesi di concedermi la sua stessa quota. Lucio non accettò e ci separammo, ma senza rancore”. Nonostante ciò però Mogol ha un ricordo ancora oggi speciale e bellissimo del suo amico: “grandissimo musicista, compositore e interprete. Il produttore dei Beatles gli offrì un contratto mondiale che lui non volle firmare”.