Vespa o Lambretta? Lambretta o Vespa? Più che la scelta tra due scooter si tratta di un differente modo di guardare alle cose del mondo. Senza bisogno di fare pubblicità, un quesito della stessa portata traslato alle vicende odierne potrebbe essere quello tra iPhone e Samsung. Ora capite? Si è amanti della Vespa o della Lambretta: scendere a patti non è concesso. Ma dove nasce la storia di questa rivalità? Innanzitutto dalla “visione” di due imprenditori che hanno rivoluzionato lo stile di vita di milioni di italiani: Enrico Piaggio e Ferdinando Innocenti. Per entrambe le aziende valse l’obbligo di reinventarsi in funzione di un’economia che dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva mutato le proprie richieste: non c’era più un’industria bellica da supportare, ma una pace da fondare. La prima ad uscire sul mercato fu nel 1946 la Vespa. Milioni di modelli venduti ne decretarono il successo, frutto anche di una campagna di marketing molto aggressiva (indimenticabile lo slogan ‘Chi “Vespa” mangia le mele, chi non “Vespa” no’); al contrario la linea commerciale della Lambretta (lanciata nel 19447) mantenne toni sempre più sobri senza rinunciare al proprio appeal.
VESPA E LAMBRETTA: LA SFIDA INFINITA TRA GLI SCOOTER DI PIAGGIO E INNOCENTI
Dicevamo che Vespa e Lambretta hanno incarnato quasi due filosofie di vita: da una parte lo scooter Piaggio era il “mainstream”, il mezzo cool per antonomasia; dall’altra la Lambretta era l’alternativa, quello per distinguersi dalla massa e forse più “rigoroso” dal punto di vista tecnico. Per qualche tempo la rivalità tra le due tifoserie portò in molti casi ad esasperazioni: una Vespa e una Lambretta vicine al semaforo non potevano non dare vita ad una sfida di velocità. Poi la crisi dello scooter, soppiantato negli anni Sessanta dalle automobili a portata di (quasi) tutte le tasche fece venire meno l’aspetto belligerante della contesa. A questo contribuì anche il disimpegno di Innocenti, costretto a fronteggiare le difficoltà economiche che l’azienda di Piaggio invece non conobbe. E oggi? Oggi resta l’orgoglio, l’intimo convincimento che il proprio mezzo sia il migliore, ma non mancano raduni di cicloamatori che mescolano due dei simboli di uno straordinario momento di (ri)nascita dell’Italia del Dopoguerra. Pur mantenendo la barra dritta del cuore: perché non si tentenna. O Vespa o Lambretta, o Lambretta o Vespa.