Ma come è possibile che test diagnostici per riconoscere il Covid-19 siano in vendita già dal 2018 e in alcuni casi anche dal 2017? La domanda ha corso su social negli ultimi giorni, dopo che sono emerse le informazioni del database sulla Banca Mondiale del WITS (World Integrated Trade Solution): le risposte, una volta visto che test anti-Covid venivano venduti anche prima dello scoppio ufficiale del coronavirus, inevitabilmente hanno prodotto critiche, proteste e diversi complotti esplosi contro la comunità internazionale per aver “nascosto” o addirittura “creato” il Covid-19. Dopo opportune verifiche e dopo che anche il portale online Bufale.net se ne è occupato negli scorsi giorni, la risposta al “complotto” è molto semplice: il database WITS presenta un aggregatore automatico sulle vendite e gli acquisti di strumenti usati oggi per contrastare la pandemia da Sars-CoV-2.
IL MISTERO “SVELATO” SUI TEST COVID-19
Nello specifico, il “COVID-19 Diagnostic Test instruments and apparatus (902780)” se si approfondisce sullo stesso database si scopre che riguarda «Strumenti usati nei laboratori clinici per le analisi di laboratorio, colorimetri e strumenti per l’esame dell’anidride carbonica emessi, compatibili per l’uso endotracheale di bambini e adulti, uso singolo». Saturimetri, dosimetri e altri strumenti vengono usati oggi in maniera diffusa per il Covid ma venivano acquistati anche negli anni precedenti per altri scopi e utilizzi: in quanto strumenti decisivi per diagnosticare malattie polmonari, venivano comprati anche ben prima del Covid in quanto le patologie respiratorie ovviamente non nascono certo nel 2019. In definitiva, si tratta di strumenti e dispositivi medici già esistenti che l’Oms ha poi classificato – con l’esplodere della pandemia – come cruciali e utili per Covid-19 e dunque oggi sulla Banca Mondiale appaiono con la dicitura “Test Diagnostici anti-Covid 19”. Nessun complotto, nessuna “bufala” in quanto tale, ma semplice controllo e descrizione fattuale.