E’ stata confermata in via definitiva la condanna per Antonio Casamonica. I giudici della Quinta sezione della Cassazione hanno infatti dato il proprio ok ai sei anni di carcere nei confronti dell’imputato, rigettando quindi il ricorso presentato dagli avvocati di difesa dello stesso Casamonica (il pg nell’udienza di ieri aveva chiesto ai giudici che il ricorso venisse dichiarato inammissibile). Il condannato dovrà così scontare dietro le sbarre l’aggressione avvenuta durante il mese di aprile dell’anno 2018, presso il noto Roxy Bar, locale sito nel quartiere Romanina, nella periferia della capitale. La condanna in Cassazione giunge a poco meno di un anno dalla sentenza della corte d’appello che era stata emessa a novembre del 2019, dopo che era stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso nelle violenze messe in atto anche nei confronti di un giovane disabile. In primo grado Casamonica, difeso dagli avvocati Giovanni Aricò e Giuseppe Cincioni, era stato condannato a 7 anni.
ANTONIO CASAMONICA CONDANNATO, A LUGLIO LE ALTRE CONDANNE
Soddisfatta la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che attraverso la pagina Twitter ha commentato: “Cassazione ha confermato la condanna per Antonio Casamonica per il raid al Roxy Bar di Anagnina. Una vittoria di tutti i cittadini e di chi, come Roxana Roman, con coraggio denuncia violenze e prepotenze della criminalità. Noi non abbassiamo lo sguardo. Andiamo avanti a testa alta”. A luglio di quest’anno i giudici della seconda sezione penale della Cassazione avevano confermato le condanne per gli altri imputati in merito alla vicenda del Roxy Bar, leggasi Alfredo Di Silvio e il nonno Enrico, condannati rispettivamente a 4 anni e 10 mesi, e a 3 anni e due mesi di galera. I giudici avevano motivato le condanne con le parole “pretesa di essere serviti prima degli altri avventori”, “la cieca, gratuita, selvaggia violenza con la quale si era inteso punire la donna (presa brutalmente a cinghiate, calci e schiaffeggiata) che aveva osato contraddirli”, così come “l’affermazione che in zona ‘comannavano’ loro”.