Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha chiuso questo pomeriggio la Festa dell’Unità di Modena che – al netto delle regole anti-Covid – ha segnato un buon numero di presenze (100mila) nella settimana appena conclusa in Emilia. Alla presenza sul palco del Governatore Stefano Bonaccini, da diversi retroscena indicato come il più serio “rivale” per la guida del Pd post-crisi Covid, Zingaretti ha lanciato ancora una volta la sfida “unitaria del Centrosinistra” contro l’avanzata delle «destre estreme». «Non combattiamo contro il centrodestra», introduce dal palco il Governatore del Lazio, «il centrodestra non c’è più, combattiamo contro la destra estrema che non si vergogna di candidare neofascisti, chi celebra la marcia su Roma, o in Toscana una donna che afferma che non si ritiene né fascista né antifascista e dice che è del tutto anacronistico parlarne. Non può guidare la Toscana». Contesta qui la mancata alleanza raggiunta col M5s («E’ possibile fermarle se ci uniamo attorno alle candidature più competitive») ma non è l’unica “stilettata” lanciata contro gli alleati di Governo: «Ai nostri alleati mi permetto di dire basta con l’ipocrisia di essere alleati ma in tv fare la parte degli avversari perché questo logora. Serve progettualità, non si fugge da questo. Se la posta in gioco è questa, occorre un passo in avanti. Siamo uniti non per occupare poltrone, ma per realizzare un programma di rinascita e giustizia italiana. Non abbiamo molto tempo».
ZINGARETTI CHIUDE LA FESTA DELL’UNITÀ: L’APPELLO PER IL VOTO
Secondo Zingaretti le classi dirigenti italiane – e qui non fa alcun riferimento diretto – «non hanno capito che non è in gioco un’alleanza di governo che ora vi divertite a picconare o il destino di un leader, ma la tenuta della Nazione nei prossimi anni. Perché la democrazia deve includere, se si indebolisce si indebolisce la fiducia nello Stato. Ecco perché bisogna continuare a cambiare l’esistente». Il n.1 del Pd fa richiamo ai democratici di sinistra per rilanciare la partita anche dopo le Elezioni del 20-21 settembre, «In quest’Italia di parolai, voltagabbana, twittaroli, c’è un solo partito che con le sue liste e i suoi candidati rappresenta ovunque una certezza, l’unica garanzia contro l’avanzata delle destre. Siamo noi, il Pd, altri io non ne ho visti». Dall’Italia in mano alle “persone” all’Europa che dovrà rinascere dopo il Covid, Zingaretti affonda «La nuova Europa deve rinascere, eccola la forza potente del nostro impegno in questi mesi di governo per ricollocare l’Italia a capo della nuova Europa. Abbiamo preso il governo più antieuropeista della storia e l’abbiamo collocato a capo di un processo e una missione di condizionare e guidare gli eventi». Unitario e pungente l’ultimo appello al voto giunto dal palco di Modena: «Dico agli elettori delle forze politiche nostre alleate: rimanete con le vostre identità ma di fronte a sistemi a turno unico io vi domando, non è politica ma buonsenso, cos’altro deve accadere per non far scattare ora la bellezza e il valore della parola unità per fermare le destre in tutto il Paese? E’ possibile farlo attorno alle candidature più competitive. Non buttiamo nessun voto».