Secondo l’Ocse, l’impatto del Covid-19 sull’economia ha causato una caduta del Pil senza precedenti in gran parte dei Paesi appartenenti al G20. Solamente la Cina ha registrato un dato positivo nel secondo trimestre dell’anno, come conseguenza di un rimbalzo dopo il periodo di lockdown. Un rimbalzo che, come ha ribadito il ministro dell’Economia Gualtieri, in Italia sarà robusto. Tuttavia, come evidenziato da Confesercenti, da marzo ad agosto le famiglie hanno speso 2.300 euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e il calo dei consumi rischia di far sentire ancora i suoi effetti nel settore dei servizi, in particolare sul commercio e il turismo. Come distinguere dunque un rimbalzo tecnico dopo un periodo negativo dai segni di una vera ripresa? Per Vittorio Coda, Professore emerito nell’Università Bocconi, dove ha insegnato Strategia e Politica Aziendale, «ci sono segnali di una ripartenza diffusa, con diversi livelli di tempistica, che induce cauto ottimismo. Bisogna ovviamente distinguere tra industria, da una parte, e commercio e turismo, dall’altra».
Partiamo proprio da questi ultimi settori. Cosa ci può dire in merito?
Certamente ci sono ferite, più o meno gravi, da rimarginare in tante imprese legate al turismo o ai servizi come la ristorazione, per le quali il lockdown è stato micidiale. Per queste realtà si assiste a una ripresa lenta, non a un rimbalzo, grazie anche al fatto che vi sono aziende che stanno riaprendo gli uffici ai propri dipendenti, dando quindi possibilità agli esercenti di rivedere una parte dei loro clienti rimasti a lungo a casa. Quanto abbiamo visto a Venezia la scorsa settimana, in occasione del Festival internazionale del cinema, rappresenta un altro segnale importante di una lenta rimessa in moto per il turismo nelle città d’arte.
Com’è invece la situazione per l’industria?
Le imprese del cosiddetto quarto settore, quelle competitive a livello mondiale, mi pare che siano riuscite nella grande maggioranza dei casi a perdere il minimo necessario dei colpi, anche perché durante il lockdown hanno cercato di mantenersi attive il più possibile. Hanno avvertito dei contraccolpi, ma malgrado le difficoltà non hanno perso mordente e sono riuscite a mantenersi vitali. Anche in un settore tipicamente ciclico come l’automotive vengono portati avanti investimenti sul lungo termine, come ad esempio quelli sull’auto elettrica con alimentazione ad idrogeno fuel cell. Per l’healthcare è importantissimo l’impulso che può venire dal ricorso immediato al Mes sanitario, che metterebbe in moto attività importanti nel settore. Certamente, quindi, sono importanti le mosse degli imprenditori e del management, ma molto dipende anche dalle scelte della politica.
Quali scelte sarebbero importanti?
Servono investimenti decisi sulla digitalizzazione a tutto campo invece che sostegni allo smart working, anche nella Pubblica amministrazione, da cui dovrebbe arrivare il buon esempio sul ritorno alle attività in ufficio. Del resto se si ritorna a lavorare nelle scuole perché non lo si può fare negli uffici degli enti locali o delle istituzioni pubbliche? Gli investimenti tecnologici poi richiedono sempre anche un cambiamento culturale.
Come evitare che in questa lenta ripresa ci siano imprese che rimangono indietro, magari chiudendo per sempre i battenti?
Come ho detto in altre occasioni, l’importante è non veder fallire le imprese che erano sane prima del lockdown, che devono continuare a essere sostenute. Occorre poi premere l’acceleratore in due direzioni. Da un lato, liberare le persone dalla paura di tornare a lavorare in azienda. Dall’altro, essere molto rigorosi nell’applicazione delle regole per evitare nuovi focolai di contagi. È necessario entrare nell’ordine di idee che dobbiamo imparare a convivere con il virus per diversi mesi: non possiamo rimanere fermi, terrorizzati e chiusi in casa finché non sarà debellato. È importante quindi controllare i contagi e liberarsi delle paure, alimentate oltretutto da comportamenti irrispettosi delle regole.
Manca un mese alla presentazione da parte del Governo della Legge di bilancio. Sembra che l’esecutivo voglia muoversi nella direzione di un taglio delle tasse. Cosa ne pensa?
È anzitutto importante sottolineare, come è già stato fatto nei giorni scorsi, che sarebbe semplicemente pazzesco pensare di utilizzare le risorse del Recovery fund per abbassare le tasse. Detto questo, tutto quello che va nella direzione di sostenere e incoraggiare lo sviluppo va bene, compreso il taglio del cuneo fiscale. Credo che il Governo debba prendere in attenta considerazione tutte le richieste, a cominciare da quelle di Confindustria, che possono favorire lo sviluppo. Questo richiede di liberarsi da un certo spirito anti-impresa che si è potuto notare in varie occasioni e di mettersi in testa che chi fa bene impresa innovando nel rispetto delle regole va sostenuto. Diversamente la ripresa diventerà più lunga e difficile.
(Lorenzo Torrisi)