Francia divisa sui certificati di verginità. Un gruppo di ginecologi e medici francesi si sono schierati contro la decisione del governo di promulgare una legge che vieta una pratica sessista e umiliante. In questo modo, i dottori che rilasciano questi certificati sono penalmente responsabili. Ma gli stessi medici, che hanno firmato un testo pubblico pubblicato su Libération, ritengono che così vengano messe in pericolo le ragazze che vivono nelle famiglie integraliste islamiche. «No alla legge che vieta i certificati di verginità», l’appello che lanciano a sorpresa. Per i medici firmatari si tratta di un fenomeno minoritario. «Siamo decisamente contrari ai test di verginità», precisano. Anche loro la ritengono una «pratica barbara, retrograda e totalmente sessista». Pertanto, sono convinti che «in un mondo ideale, tali certificati dovrebbero naturalmente essere rifiutati». Ma ci sono casi in cui il certificato di verginità può salvare la vita di una donna. «Ci capita di dover fornire questo certificato a una giovane donna per salvarle la vita, per proteggerla perché è indebolita, vulnerabile o minacciata».
CERTIFICATI DI VERGINITÀ, I MEDICI “ERRORE VIETARLI”
La legge emanata dalla Francia rientra in un progetto più ampio contro il “separatismo”, in particolare quello islamico. Ma secondo medici e ginecologi francesi così si rischia di abbandonare le ragazze a pratiche clandestine o a viaggi all’estero per ottenere questi attestati. I certificati di verginità vengono rilasciati infatti dopo un controllo dell’integrità dell’imene e sono richiesti solitamente da giovani o da genitori e futuri mariti. L’appello è stato firmato, ad esempio, anche dal direttore del reparto ostetricia-ginecologia dell’ospedale Bicetre di Parigi, dalla presidente del collettivo femminista Cfcv Emmanuelle Piet e da Claude Rosenthal, presidente di Gynécologie San Frontieres (Gsf). Il certificato di verginità non ha alcun valore legale, inoltre è incredibile che nel 2020 in Francia ci siano ancora donne e medici che devono occuparsene, ma per i medici firmatari quella legge non è la soluzione. «Significa attaccare gli effetti trascurando la causa che affonda le sue radici nell’ignoranza e nella paura. Solo l’educazione permetterà l’emancipazione di queste giovani donne», scrivono i medici.