La decisione di vietare la minigonna alle studentesse del liceo Socrate di Roma, consiglio che avrebbe dato la vicepreside ad alcune studentesse, ha scatenato un putiferio ed è arrivato anche al ministero. Stando a quanto riferito dalla Rai, la titolare del Miur Lucia Azzolina, tramite l’Usr del Lazio, avrebbe chiesto un approfondimento sul caso. Rocco Pinneri, dirigente dell’ufficio scolastico regionale, ha invece contatto il preside Carlo Firmani, che sarebbe estraneo alla vicenda: “Stiamo cercando di capire cosa sia successo – le parole riportate da Il Fatto Quotidiano – ci serve qualche elemento in più. Intanto va detto che in quella scuola ci sono più figure di vicepreside perciò bisogna capire di chi si tratti. Firmani sentirà studenti e docenti poi mi riferirà. In ogni caso non ci sono gli estremi per un provvedimento disciplinare”. Vittorio Casa, onorevole del M5s, ha invece scritto su Facebook: “Suggerire a studentesse e studenti, ma anche agli insegnanti, un abbigliamento adatto al luogo e conforme a codici di comportamento condivisi è assolutamente legittimo. Viceversa è sbagliato chiedere a delle studentesse di non indossare una minigonna perché altrimenti ai professori può cadere l’occhio. Un messaggio fuorviante che sembra giustificare chi per ruolo ed esperienza dovrebbe mantenere sempre autocontrollo e atteggiamenti corretti”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“NO MINIGONNE, AI PROF POTREBBE CADERE L’OCCHIO”. POLEMICA AL LICEO SOCRATE DI ROMA
Esplode il caso minigonna all’istituto Socrate di Roma. La vicepreside ha invitato le studentesse a non indossare le gonne corte, che potrebbero indurre i professori a dare “qualche occhiatina”. Pronta la rivolta delle stesse alunne che il giorno dopo si sono presentate in molte con le gambe scoperte. Il caso, come anticipato sopra, è esploso al liceo classico e scientifico situato in quel della Garbatella, e durante le comunicazioni di inizio anno la vicepreside dello stesso istituto ha appunto invitato le studentesse a coprirsi le gambe “perchè ai professori potrebbe cadere l’occhio“. Il quotidiano Repubblica, nella sua edizione romana, ha dato ampio spazio alla questione, e una ragazza della classe VB scientifico ha replicato: “Il primo giorno di scuola la vicepreside, entrando in classe per dare delle comunicazioni, ha chiamato fuori una mia compagna, che quel giorno indossava una gonna. Le ha detto che non era il caso di vestirsi in quel modo, che era provocante, che a qualche professore poteva cadere l’occhio. E a quanto abbiamo saputo la stessa frase è stata detta anche ad altre studentesse. Era una gonna normale, morbida. E che comunque, a prescindere da tutto, era il suo modo di esprimersi”.
“NO MINIGONNE AL SOCRATE DI ROMA” E SCOPPIA LA RIVOLTA DELLE STUDENTESSE
La notizia si è diffusa via social e le ragazze, indignate per le parole della vice-direttrice, si sono appunto presentate in classe con minigonne o pantaloncini corti, con tanto di cartellone con scritto: “Non è colpa nostra se gli cade l’occhio”, e l’hashtag “Stop alla violenza di genere”. Il gruppo di studentesse Ribalta femminista, ha invece apposto un altro cartello con scritto: “I nostri corpi non possono essere oggettificati, non possiamo prendere la colpa per gli sguardi molesti degli insegnanti maschi”. In seguito è giunta la risposta del preside dello stesso Socrate: “Personalmente non ne so nulla – ha detto Carlo Firmani – ma su una cosa posso garantire personalmente: il Socrate fa della libera espressione un punto fermo. Per me è ovvio che tutte e tutti possono vestirsi come vogliono, gli unici limiti sono la Costituzione, il codice penale, e naturalmente un po’ di buon senso. Di certo non abbiamo un dress code né ci verrebbe mai in mente di imporlo”. E ancora: “Avvierò subito delle verifiche, non oso pensare che una persona sia tanto ingenua e così poco attenta da esprimersi in un modo del genere. Le opinioni personali vanno bene, ma si parla di opinioni soggettive e tali devono restare, se si passa alla censura è un problema”.