Se vince il No al referendum sul taglio dei parlamentari, cosa succede per il Parlamento italiano? La consultazione non è abrogativa, ma confermativa, di conseguenza con la vittoria del No non verrebbe approvato il testo della legge costituzionale che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione sulla riduzione del numero dei parlamentari. Quindi, l’assetto istituzionale conosciuto finora non cambierebbe. Il numero dei parlamentari non cambierebbe: resterebbero 945 (630 deputati e 315 senatori). Tutti gli ex presidenti della Repubblica sarebbero di diritto senatori a vita e il Capo dello Stato in carica ne potrebbe nominare altri cinque. Le ripercussioni di un’eventuale vittoria del No si avrebbero probabilmente sulla tenuta del governo, anche se il segretario del Pd assicura che non ci sarebbero conseguenze in tal senso. Quel che sicuramente non cambierà in ogni caso sarà il bicameralismo perfetto o paritario. Le due Camere continueranno infatti ad esercitare esattamente le stesse funzioni sia con la vittoria del Sì che del No.
COSA SUCCEDE SE VINCE NO AL REFERENDUM PER IL PARLAMENTO
Secondo i sostenitori del No al referendum, con la vittoria di questa opzione non si andrebbe a indebolire il rapporto tra eletti ed elettori: oggi c’è un deputato ogni 96 mila abitanti, mentre a Palazzo Madama oggi siede un senatore ogni 188 mila abitanti. Inoltre, non verrebbe ridotta la rappresentanza di interi territori, con Regioni che continuerebbero a essere rappresentate a sufficienza. Per il fronte del no le regioni più piccole sarebbero adeguatamente rappresentate. Inoltre, se vincesse il No al referendum sul taglio dei parlamentari non si complicherebbe il lavoro delle commissioni e non andrebbero riscritti tutti i regolamenti parlamentari. Con la vittoria del No al referendum sul taglio dei parlamentari quindi non cambierebbe sostanzialmente nulla. Si aprirebbero però scenari politici. Potrebbero innescarsi contraccolpi alla maggioranza di governo. Tutto verrebbe messo in discussione, anche se pure Matteo Salvini della Lega sostiene il Sì.