Mentre a Milano e Torino in questo mese è di scena il grande festival musicale Mi.To, a Roma ci sono diverse iniziative di musica contemporanea all’aperto. Alcuni sono festival programmati per la primavera o l’inizio dell’estate e riprogrammati in autunno a ragione della pandemia. Altri sono festival che normalmente si svolgono in autunno, utilizzando i bei giardini e parchi della capitale quando le serate sono miti. Dei tanti due sono particolarmente significativi: a) il festival ArteScienza; e b) il festival dei giardini dell’Accademia Filarmonica Romana.
Del secondo abbiamo già parlato le estati passate, sottolineando come si tratti di un festival internazionale organizzato in collaborazione con gli istituti di cultura di alcuni dei principali Paesi; in tal modo si porta in Italia la musica contemporanea del resto del mondo.
Il primo, iniziato nel lontano 1993, è un festival di ricerca musicale ed elettroacustica che coniuga studio del suono, elettronica, sperimentazione musicale ed installazioni visive.
Di ciascuno dei due abbiamo scelto un concerto. Cominciamo da ArteScienza. Il festival include concerti, performance, installazioni, proiezioni, convegni, incontri con artisti e masterclass, alla ricerca di tutto ciò che di innovativo, originale e stimolante nasce dall’incontro tra musica, arte e scienza. ArteScienza, organizzata da CRM – Centro Ricerche Musicali, ha scelto come titolo per la edizione 2020 “Accelerazione || Decelerazione”, due fenomeni contrapposti che hanno stimolato le riflessioni di sociologi, antropologi e filosofi e che toccano più sfere della nostra società.
Suddiviso in aree tematiche destinate a pubblici diversi, il festival si svolge in più sedi prestigiose, trasformate in luoghi dell’immaginario grazie alla musica, alle sue forme d’arte innovative, all’azione partecipativa del pubblico e al dialogo con gli artisti. L’apertura è stata al Casino Nobile di Villa Torlonia l’8 settembre. Gran parte dei concerti si svolgono (quasi ogni sera sino a fine settembre) nei giardini e nella Sala Conferenze del Goethe Institut, partner privilegiato del CRM dal 1993. E’ anche spazio per video musicali d’autore, concerti/installazioni con Olofoni (speciali proiettori sonori brevettati dal CRM), poesia, danza, teatro e musica, proiezioni e performance che ogni giorno indagano uno strumento o una coppia di strumenti diversi (viola, clarinetto, percussioni, flauto, sax, clarinetto e bajan…). Ad arricchire ulteriormente l’edizione, il 30 settembre la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola ospita un concerto per organo e live electronics (Giulio Tosti organo, Pasquale Citera live electronics), con opere della tradizione e contemporanee; il concerto è preceduto da un incontro con il filosofo e storico della metafisica Paul Gilbert.
Cosa sono gli olofoni, termine coniato dal CRM? Sono opere di arte visiva e musicale al tempo stesso, dall’alto profilo tecnologico, frutto di una ricerca d’avanguardia che il Conservatorio e l’Università dell’Aquila hanno costruito. La foto mostra gli olofoni nel giardino da basso del Goethe Institut.
La serata del 19 settembre, si è aperta con improvvisazioni al sassofono di Danilo Porticaro, nascosto dietro una siepe, che ha anche presentato, in prima assoluta, un nuovo lavoro di Andrea Benedetti, ispirata a sua volta dai quadri di Roy Lichtenstein, e diffusa nell’aria dagli olofoni.
La seconda parte si è svolta nel Giardino Alto del Goethe Institut ed ha avuto come protagonista il clarinettista Michele Marelli che ha lavorato per dieci anni con Karlheinz Stockhausen. Il brano centrale dei concerto è stato Uversa 16maOra da KLANG, composto da Stockhausen nel 2007, ossia poco prima della morte, e il cui debutto venne affidato proprio a Marelli. E’ un brano lungo (ben23 minuti) ed in cui il suono del clarinetto è stato accompagnato da musica elettronica su nastro. E’ musica sperimentale non per tutti i palati. Forse un volume più basso avrebbe giovato.
Il brano di Stockhausen è stato preceduto da Il peso di un respiro di Marco Stroppa per corno di bassetto amplificato e seguito da brani di Stefano Gervasoni (Prima della traccia per corno di bassetto e live electronics), di Yan Robin (Art Metal II) e di Walter Cianclusi (Tripofobia)
Pubblico non molto folto, come avviene in concerti di ricerca musicali. Applausi sentiti.