Una vittoria scontata, ma che nessuno voleva ammettere, quella del Sì per il taglio dei parlamentari. Grandi media, televisioni, intellettuali, hanno dato per scontato che gli italiani amassero la Costituzione più del taglio di pochi milioni. Invece il messaggio anti casta ancora una volta ha spazzato via tutto e tutti, dimostrando come “l’ideologia grillina” sia ormai entrata nella testa degli italiani: “Lo dimostra il fatto che la stragrande maggioranza degli elettori della Lega, di Fratelli d’Italia e di Forza Italia abbiano votato sì perché l’antipolitica è sempre trasversale” ci ha detto in questa intervista Massimiliano Lenzi, giornalista de Il Tempo.
La vittoria del sì, nonostante i 5 stelle abbiano preso pochi voti nelle regionali, ci dice che l’antipolitica sopravvive ai 5 stelle, che le istanze dei grillini sono entrate nella mentalità degli italiani?
Credo che se avessimo chiesto agli italiani “volete che le tasse siano ridotte”, avrebbero risposto in massa sì, tranne qualche amante delle tasse. Lo stesso gli italiani hanno risposto sui parlamentari: “volete tagliare i parlamentari così spendiamo meno”, anche se in realtà sappiamo che si risparmia ben poco. Le tematiche anti casta e anti politiche, i vaffa di Grillo e ci metterei anche quel libro che divenne molto famoso, La Casta, hanno interiorizzato negli italiani un rifiuto del parlamentare inteso come colui che lavora poco e guadagna tanto.
Per cui un voto populista, superficiale questa vittoria del sì?
Per come è stato presentato il referendum il voto è stato una interiorizzazione dell’anti politica, risolviamo tutti i mali dell’Italia mandando a casa 300 parlamentari. Non trascurerei però il fatto che per i grillini diventa una bandiera di vittoria.
In che senso?
Nel senso che i grillini alle regionali sono andati sempre male e lo sono andati anche questa volta, forse peggio che mai, sia in Puglia che in Toscana e anche dove si sono alleati con il Pd in Liguria, però è anche vero che hanno portato il Pd a votare Sì, penso alle cose che ha detto Zingaretti. Hanno quindi portato il principale alleato di governo alle loro ragioni. Questo referendum lo hanno vinto per cui sono più forti sia nell’alleanza di governo che nella comunicazione di rivendicare questa vittoria.
Andando a vedere le percentuali di voto dei singoli partiti c’è un gran mischione: il Pd si è spaccato in due, il 78% degli elettori della Lega hanno votato per il sì così come il 75% di Fratelli d’Italia e il 76% di Forza Italia. Hanno fatto un favore al governo pur di mandare a casa dei parlamentari?
Assolutamente ma questo perché l’antipolitica è sempre trasversale. Ma mi permetto di dire che c’è stato un errore di Salvini e della Meloni. Potevano fare da mesi una campagna dura per il no contro il governo al di là del significato del referendum stesso. Come successe con il referendum costituzionale di Renzi, non lo hanno fatto e questo ha indirettamente ha rafforzato la maggioranza di governo e anche Conte.
Di Maio, contestato, dimissionario da leader del movimento, come ne esce all’interno dei 5 stelle?
Ritengo sia sempre stato il leader. La fronda interna non è mai venuta fuori in modo esplicito andando contro di lui. Adesso la sua partita è nel vedere verso gli altri alleati come il Pd, Speranza e Renzi come dovrà essere fatta questa riforma perché se tagli 300 parlamentari dovrai rivedere collegi e un sacco di cose.
Salvini ha già detto che questo parlamento in carica non è più legittimato a eleggere il Presidente della Repubblica.
Questo è interessante perché il centro destra sta mandando un messaggio al Quirinale, non possono essere dei parlamentari che gli italiani hanno scelto di tagliare a eleggere il presidente. Ma è materia per costituzionalisti.
(Paolo Vites)