Luciana Romoli è stata staffetta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale: un’esperienza che l’anziana donna racconta nella prima puntata de Le Ragazze, il programma di Rai3 che racconta l’evoluzione del nostro Paese attraverso le storie e le testimonianze di donne e figure femminili rappresentative di un aspetto storico o sociale del decennio di cui fanno parte, al di là se sono famose o meno. Una storia importante quella di Luciana che, sin da bambina, si è sempre ribellata prendendo delle decisioni controcorrente per gli anni in cui viveva. A soli 8 anni, infatti, la Romoli si è ribellata alle leggi razziali del 1938, mentre a 14 decide di diventare una staffetta partigiana entrando nel gruppo delle Brigate Garibaldi sulla zona di Roma. “Ero una “ragazzina” di Casalbertone, quartiere popolare operaio che si trovava all’estrema periferia di Roma” si racconta così la donna a Rosangela Pesenti ricordando la sua vita e la sua storia. “Voglio raccontarvi fatti che non appartengono soltanto alla mia vita, ma rappresentano un fondamentale momento della storia del nostro Paese: la conquista della libertà, che è stata possibile solo con la Resistenza” – ha detto la Romoli nata in un famiglia antifascista e un zio finito in prigione perchè comunista. A soli 8 anni compie un gesto destinato a segnare la sua vita: “risale al 1938 frequentavo la terza elementare femminile, perché a quei tempi non esistevano classi miste. La mia compagna di banco e amica del cuore Deborah era ebrea ma per lei e per le nostre compagne ciò non rappresentava differenza: conoscevamo solo la religione cattolica e Deborah si univa a noi all’inizio delle lezioni nella recita della preghiera e nel saluto al Duce che erano d’obbligo. Purtroppo il fascismo aveva emanato le leggi razziali, che cacciavano gli ebrei da tutti i posti di lavoro, specie gli insegnanti e gli scolari ebrei dalle scuole pubbliche”.
Luciana Romoli la partigiana: “Ho sempre negli occhi la visione del mio fidanzatino che ardeva come una torcia”
Quell’evento Luciana Romoli lo ricorda ancora oggi: “ho avuto l’idea di denunciare l’espulsione di Deborah con uno scritto preparato con l’aiuto di mio padre. L’iniziativa ha avuto molta risonanza e le autorità fasciste hanno disposto un’indagine” anche se il risultato è stata un’espulsione dalla scuola. “Non andare più a scuola fu per me un’ingiustizia, inaccettabile, al punto che ho tentato d’impiccarmi, ma mia nonna mi ha fermata.
Per fortuna abbiamo avuto la solidarietà di tutte le nostre compagne di classe che per due lunghi anni a turno ci portavano i compiti che svolgevo insieme a Deborah, perché abitavamo nello stesso palazzo” – ha ricordato la donna a Rosangela Pesenti. Poi è arrivata la guerra e la sua decisione di diventare staffetta partigiana; una lunga lotta che la donna ricorda ancora oggi con tanto dolore visto che durante i bombardamenti aerei perse il suo amore Enrico. “Le ultime parole di Enrico furono: “Adesso moriamo!”. Ho sempre negli occhi la visione del mio fidanzatino che ardeva come una torcia, mentre io venivo scagliata lontano da lui, ferita leggermente ad una mano dalla rottura del fiasco” – ha ricordato la Romoli che sulla guerra ha detto “una delle cose più tremende della Seconda Guerra mondiale sono stati i bombardamenti aerei”.