In un magistrale film di Giorgio Verdelli, un artista a tutto tondo, ma al tempo stesso un uomo semplice, profondo, marito fedele e avvocato sceso in campo per difendere le sue canzoni
“Vado a vedere un film su Conte”, dico a un’amica salendo sullo scooter. No, non il Presidente del Consiglio e nemmeno l’allenatore di calcio. Il cantautore, Paolo Conte, a detta di Roberto Benigni in uno dei primi interventi del film, il principe dei cantautori italiani. Un panegirico poetico quello dell’attore toscano, riverente ed appassionato, che a più riprese tornerà nel film, anche raccontando episodi estremamente divertenti, come la volta che dal palcoscenico del Club Tenco confessò un debole per la bellissima moglie del cantautore astigiano.
Ma innanzitutto non si possono fare troppi spoiler, se non come invito. Sì, perché per onestà devo gettare subito la maschera: per me è un film assolutamente da vedere. Troverete crediti, informazioni dettagliate, lista dei cinema ed altre utili indicazioni con un semplice click: http://www.nexodigital.it/paolo-conte-via-con-me/ Si dica solo che le tre date in cui il film verrà proiettato sono Lunedì 28, Martedì 29 e Mercoledì 30 settembre. Andateci, lo ripeto, andateci, o se non siete convinti e volete impiegare un altro click, lasciatevi incuriosire dal TRAILER.
Ok via col viaggio. Io vi devo raccontare cosa questo film ha mosso in me, quali corde ha toccato, quali sono i punti notevoli che mi hanno schiaffeggiato di più.
Per usare il francese tanto amato dal cantautore, il film è un tourbillon di bellissimi (e perfetti dal punto di vista sonoro) spezzoni di concerti – tratti da varie epoche della lunga carriera di Conte – testimonianze di colleghi e amici, frammenti di trasmissioni televisive e naturalmente tanta, tanta musica. E molti racconti, amori, barzellette, enigmi e confessioni raccolte dalla stessa voce del cantautore. Il tutto condotto per mano dalla narrazione di Luca Zingaretti e dall’immagine della Topolino Amaranto, l’autovettura protagonista di una delle prime canzoni e iconica compagna di avventure del nostro, fil rouge (anzi amaranto) della storia.
Le testimonianze roteano senza un apparente filo conduttore, in realtà tenute insieme in un disegno armonico dai temi via via trattati. Così al già citato Benigni si succedono Caterina Caselli, Francesco De Gregori, il grande pianista jazz Stefano Bollani, e poi Pupi Avati, Paolo Jannacci (che racconta del reciproco amore fra il padre Enzo e Conte), ma anche Giorgio Conte, il fratello del cantautore, compagno delle prime scorribande musicali e primo interprete delle canzoni di Paolo, Renzo Arbore, fino ad Isabella Rossellini e Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Peppe Servillo ricorda le canzoni di Conte tradotte in napoletano per un album degli Avion Travel, Vinicio Capossela svela la sua figliolanza (artistica) e la medesima passione (per l’enigmistica). E mi scusino i dimenticati, ma voglio citare Vincenzo Mollica, che a suo modo racconta il successo internazionale dell’artista, capace di raccontare l’universale. Ah, e le bellissime parole di Jane Birkin, che pur non capendo l’italiano, dichiara: “anche se non capisci le parole, immagini che siano interessanti come lui.”
Ecco, direi basta. Ma non riesco. Quante canzoni meriterebbero di essere citate… facciamo così:
Bimba, è vero, Insieme a te non ci sto più, ma vieni Via con me, scapperemo come Bartali e se pioverà, ci metteremo Gli impermeabili. Dai, siamo sempre La coppia più bella del mondo, la nostra vita sarà un romanzo di Hemingway, balleremo un Boogie mangiando un Gelato al limon e poi un bicchierino di Ratafià, andare a Genova per noi sarà come essere in Messico e nuvole nel cielo Azzurro non ci impediranno di navigare nella vita, Onda su onda.
Non so se mi spiego, avrete capito che i corsivi li ha scritti tutti lui, a volte la musica, a volte anche il testo, e riassumerli nel giochino qui sopra ha voluto essere un omaggio all’amore del Maestro per l’enigmistica.
Concludendo: sono andato a vedere il film con il mio caro amico e grande musicista Sergio Arturo Calonego. Uscendo ci siamo detti due cose. Ma la più importante l’ha detta lui, Sergio Arturo, che di Paolo Conte conosce anche i particolari più piccoli, della musica e della vita. Questo è un film che insegna ad ascoltare, cosa che si è molto smarrita nella nostra cultura. Per questo a me, che qualcosa conosco, ma non come lui, è venuta voglia di riascoltare tutta la discografia. E per questo Via con me è un film consigliato davvero a tutti, ai fan, a chi ama la musica d’autore ma anche a chi (adulti ma forse soprattutto giovani) non sa assolutamente niente di quel grande artista, di quel mondo, di quelle canzoni così poetiche, cinematografiche, eleganti ed intelligenti. Chissà mai che (cosa che certo avviene ancora ma in modo molto diverso) non riprenda la voglia di raccontare, cercando le parole giuste, distillando le immagini, narrando mondi veri, inventati e verosimili, che partono dal particolare e diventano universali.
Post-scriptum: una delle regole d’oro della narrazione è che se una cosa viene citata, specialmente nel titolo, prima della fine occorre parlarne. È Paolo Conte stesso, all’interno del film, a svelare che dopo aver scritto già molti successi bellissimi per altri, ha deciso di scendere in campo personalmente a cantare le sue canzoni. Avvocato figlio di avvocato figlio di notaio, ha voluto difendere le sue canzoni. E dobbiamo dire che ci è riuscito molto, molto bene.