Franco Bechis torna all’attacco del premier Giuseppe Conte. Il direttore de Il Tempo ha dato la sua interpretazione riguardo la proroga dello stato d’emergenza fino al 2021 e le nuove restrizioni a cui sta pensando il Governo per dare una frenata al contagio di coronavirus. Per Bechis il nuovo Dpcm comporterà un “lockdown mascherato”, visto che si valuta la chiusura anticipata di tutti i locali alle 22 o alle 23 e una serie di altre limitazioni a incontri ed eventi per evitare assembramenti. Decisioni discutibili, ma che il Governo può giustificare comunicando “numeri e simulazioni che ipotizzano una esplosione non controllata del virus e un sistema sanitario in tilt”. Così, spiega Franco Bechis, l’esecutivo “può ben difendere la sua precauzione a patto di essere trasparente e chiaro come non lo fu all’inizio della pandemia”. Non è invece l’orientamento del Governo, che appare confuso. “E questo è davvero il rischio più grande”, ha aggiunto il direttore de Il Tempo sulle colonne del quotidiano che dirige.
BECHIS VS CONTE “PEZZI DI LOCKDOWN PER NON PAGARE DANNI”
I divieti e le mini-chiusure a cui sta pensando il Governo per provare ad arginare la diffusione dell’epidemia di coronavirus faranno fare un salto indietro all’Italia fino a maggio. “Nella speranza che non si debba tornare a marzo e aprile”, aggiunge Franco Bechis. Per il direttore de Il Tempo, però, il Governo non deve “nascondersi” dietro queste restrizioni. Questo vuol dire che se non c’è un’alternativa, procedano per decreto-legge con le chiusure che ritengono necessarie, “inserendo in quel testo anche le norme di risarcimento dei danni che inevitabilmente si provocano al sistema produttivo”. Questo perché il Governo deve assumersi anche le responsabilità delle sue decisioni e delle ripercussioni. Questo vuol dire che se il premier Giuseppe Conte vuol chiudere a casa gli italiani che lavorano, allora deve pagarli. Ma per Franco Bechis “l’impressione sgradevole che si sta ricavando da queste decisioni è proprio quella di fare pezzettini di lockdown solo per evitare di dovere risarcire”.