Definita “mamma Isis”, Alice Brignoli è stata interrogata per la prima volta dai pubblici ministeri italiani. La 42enne, reduce da 5 anni in Siria con il marito ed i tre figli, ai quali va aggiunto un altro bambino nato a Raqqa, ha raccontato la sua esperienza al servizio del Califfato. Scappata da Bulciago nel febbraio del 2015, la donna ha ammesso di aver condiviso le idee integraliste del marito Mohamed Koraichi, accettando il “richiamo” dell’ex leader Isis Abu Bakr al-Baghdadi. A bordo di una vecchia Citroen Xara, la famiglia ha attraversato Bulgaria e Turchia, arrivando al confine con la Siria: a quel punto, riporta il Corriere della Sera, il marito ha incontrato un intermediario, che ha permesso loro di entrare nel Califfato. «Arrivarono due persone con una macchina. Mio marito mi disse di prendere solo lo stretto necessario, anche perché dovevamo camminare. Era notte e ci lasciarono a 20 minuti circa (dal confine, ndr). C’erano ad aspettare anche altre cinque famiglie con figli piccoli come i nostri e donne, se ben ricordo, francesi dal loro accento», le parole di Alice Brignoli.
ALICE BRIGNOLI, IL RACCONTO DI “MAMMA ISIS”
Alice Brignoli ha ripercorso l’esperienza di quella notte, con due ore di difficile cammino e la massima attenzione ai possibili controlli dell’esercito turco, fino all’arrivo al confine con la Siria e il successivo viaggio verso Raqqa. Il marito della donna è stato subito addestrato alle armi e indottrinato ulteriormente, mentre la 42enne ha vissuto una vita “normale”: «Sapevo che se si cresceva in quell’ambiente anche per i miei figli, con il tempo, sarebbe arrivato il momento dell’addestramento: ne ero consapevole e concordavo anche su questo». La Brignoli ha poi evidenziato che il marito non ha mai partecipato a combattimenti veri ma solo ad azioni militari come supporto logistico – confutando così l’accusa di aver supportato un uomo agli ordini dell’Isis, mette in risalto il Corriere – spiegando che il coniuge ha addirittura perso il sussidio per aver lasciato il battaglione, finendo in un reparto che riparava mezzi militari. Con il trascorrere dei mesi la situazione è mutata, con l’avanzamento dei curdi e uno scontro sempre più vicino, fino alla morte del marito. «Appena iniziata la tregua abbiamo deciso di consegnarci (…). Arrivarono camion bestiame per portarci via e consegnarci al campo di al-Hawl, Nord della Siria», le parole della donna riportate dal quotidiano.