Nei giorni in cui la parola “lockdown” risuona come “incubo” per cittadini italiani e di tutta Europa, il Fondo Monetario Internazionale nel proprio World Economic Outlook al capitolo 2 piazza una proposta che potrebbe raggelare ulteriormente una società spaventata dall’aumento di contagi da coronavirus e da potenziali nuove restrizioni delle libertà personali: «Nonostante i costi economici nel breve periodo, i lockdown possono condurre a una ripresa economica più veloce con il contenimento del virus. Questi guadagni nel medio termine possono compensare i costi nel breve periodo dei lockdown, portando verosimilmente a effetti complessivi positivi sull’economia». E così il Fmi diretto da Kristalina Georgieva, nel giudicare i primi 7 mesi della pandemia con focus sull’impatto economico del lockdown non rileva alcuna tragica conseguenza per le economie bloccate dal confinamento generale: «la frenata dell’attività economica è stata dovuta anche al distanziamento sociale che le persone si sono autoimposte per la paura di contrarre il virus. Dunque, rimuovere i lockdown probabilmente non produrrà una decisiva e sostenuta accelerazione economica se le infezioni restano elevate».
FMI, LE “RICETTE” PER I PROSSIMI MESI
L’analisi importante svolta dal Fmi – e che certamente porterà conseguenze se non di polemica quantomeno di profonda critica – nel proprio WEO valuta anche i costi nel breve termine di potenziali ulteriori lockdown: «impongono costi nel breve termine ma possono portare a un ripresa economica più veloce grazie al calo delle infezioni e, di conseguenza, della diffusione del distanziamento sociale volontario». La tesi del Fondo Monetario è che il vero impatto nefasto per l’economia sia stato determinato dal distanziamento sociale volontario: per questo motivo, «impone di riconsiderare la narrativa prevalente sui lockdown che implica uno scambio tra salvare vite e sostenere l’economia. Questa descrizione di ‘vite contro benessere’ trascura di vedere che misure di lockdown efficaci prese presto durante un’epidemia possono condurre a una ripresa economica più veloce, contenendo il virus e riducendo il distanziamento sociale volontario». In questo senso, la proposta ulteriore del Fmi ai tutti i Paesi è quello di riconsiderare il valore dello smartworking, oltre a potenziali nuovi brevi lockdown: «E’ importante sostenere le attività economiche compatibili con un costante distanziamento sociale, per esempio incoraggiando il lavoro da casa, facilitando la riallocazione delle risorse verso settori dove i contatti sono minori e promuovendo l’adozione di nuove tecnologie per limitare i contatti», non solo, occorre anche «limitare al massimo i contatti sul luogo di lavoro […]». La tesi non si discosta molto da quella dell’Ocse già avanzata negli scorsi mesi, «indipendentemente dalle misure prese, se le persone hanno paura di ammalarsi questo ha un effetto rilevante nei loro comportamenti quotidiani spontanei».