Dopo lo stop momentaneo visto nelle scorse settimane sul vaccino anti-Covid dell’azienda più avanzata in Europa nella corsa all’antidoto, ora è la Johnson & Johnson che annuncia di aver sospeso temporaneamente la sperimentazione del vaccino dopo che un volontario si è ammalato con cause ancora non del tutto spiegabili. Il comunicato della casa farmaceutica Usa esplicita «la malattia del volontario sarà osservata e valutata», ma non viene al momento precisato se il volontario partecipante alla fase 3 dell’esperimento anti-Covid abbia avuto sintomi strani dopo l’inserimento della dose di vaccino o di un placebo. Sempre la Johnson & Johnson specifica come «gli eventi avversi – malattie, incidenti – anche quelli gravi, sono una parte prevista di qualsiasi studio clinico, in particolare studi di grandi dimensioni»; questo però non significa che l’attenzione alla salute non resti al primo posto, anzi «tutti gli studi clinici condotti dalle società farmaceutiche Janssen di Johnson & Johnson hanno linee guida prespecificate. Queste assicurano che i nostri studi possano essere sospesi se viene segnalato un evento avverso grave inaspettato (Sae) che potrebbe essere correlato a un vaccino o al farmaco in studio, quindi può esserci un’attenta revisione di tutte le informazioni mediche prima di decidere se riavviare lo studio».
CAOS VACCINO E NON SOLO: IL CASO DEL DOPPIO CONTAGIO
L’azienda difende la privacy del volontario e non diffonde neanche i sintomi occorsi durante la fase di sperimentazione: «Inoltre, poiché molti studi sono controllati con placebo, non è sempre immediatamente evidente se un partecipante ha ricevuto un trattamento in studio o un placebo», conclude la Johnson & Johnson. In attesa però di capire se questo “incidente” potrò avere ripercussioni su larga scala nella sperimentazione del vaccino, non è solo il tema degli antidoti contro il coronavirus ad agitare la comunità scientifica già da mesi sotto stress per la lotta al Sars-CoV-2. Come ha spiegato ieri la Bbc, emerge un caso dal Nevada dove un 25enne ammalato di Covid-19 si è infettato due volte in pochi mesi e la seconda con sintomi e problemi ancora più gravi: il problema è non da poco, specie sul fronte della costante e spasmodica ricerca di conferma per l’immunità a Covid dei già positivi. «Il 18 aprile è risultato positivo per la prima volta. Il 27 non aveva più sintomi e in entrambi i test svolti il 9 e il 26 maggio è risultato negativo. I sintomi però si sono riaffacciati il 28 maggio. Il 5 giugno risulta nuovamente positivo con gravi sintomi respiratori tali da richiederne il ricovero in ospedale», spiega l’Ansa su fonte Bbc. Secondo gli scienziati che lo hanno visitato, il 25enne non sarebbe recidivo della prima infezione ma sarebbe proprio una seconda e distinta positività allo stesso virus: «I nostri risultati indicano che un contagio potrebbe non proteggere necessariamente da future infezioni», ha spiegato il dott. Mark Pandori, dell’Università del Nevada.