Non era mai successo, probabilmente, che il dittatore di un regime, qualunque fosse la parte politica, in una occasione così importante come il 75° anniversario dalla nascita della dittatura stessa apparisse in pubblico in lacrime, chiedendo scusa al suo popolo per aver fallito nel dare loro condizioni di vita adeguate. È quanto successo a Kim Jong-un, riapparso in tv dopo mesi in cui è comparso e scomparso più volte, tanto da essere stato dichiarato addirittura morto: “Mi vergogno di non essere stato in grado di ripagare l’enorme fiducia che avete riposto in me” ha detto. Tutto il mondo si interroga su questo messaggio. “È importante capire perché è arrivato a piangere in un’occasione del genere – afferma in un colloquio con il Korea Times Hong Min, direttore della divisione nordcoreana presso l’Istituto coreano per l’unificazione nazionale di Seul -. Dal suo messaggio si può intuire che Kim si sente sotto grande pressione per la sua leadership”. “L’ascesa al Politburo della sorella – spiega Francesco Sisci, sinologo, ex inviato de La Stampa a Pechino e opinionista su testate italiane ed estere – e l’annuncio del nuovo missile balistico in grado di perforare le difese americane presentato nella stessa occasione non riescono a spiegarci cosa stia realmente succedendo in Nord Corea”.
Il gesto inaspettato di Kim Jong-un, a fronte delle tante notizie degli ultimi mesi sulla sua morte, può essere l’espressione di un uomo che non è più in grado di governare il proprio paese?
Non lo sappiamo: certamente questo gesto vuol dire che c’è qualcosa di marcio in Danimarca, per citare l’Amleto di Shakespeare.
Che cosa esattamente? Di che informazioni disponiamo?
Non si riesce a capire. Questo signore appare in pubblico, ma non ha incontrato nessun dignitario straniero. Ci fanno poi vedere un missile balistico di nuova costruzione in grado di perforare le difese americane. Sono tutte contraddizioni. Ci sono parecchie cose che non tornano.
La Nord Corea è alle strette per le durissime sanzioni imposte, nessuno sa se il Covid-19 stia facendo vittime, la Cina sempre per motivi di sicurezza legati alla pandemia ha chiuso le frontiere: possono essere questi i motivi che lo hanno spinto a un tale gesto?
La Corea del Nord allo stremo lo è da decenni, questo non conferma nulla. C’è qualcosa d’altro che non torna.
Ad esempio, Kim può aver preso consapevolezza che il paese non si regge più in piedi?
Anche questa è una situazione che dura da anni, la Corea del Nord non funziona da almeno sessant’anni. Non è un paese normale, eppure continua a esistere. Ci dicono che Kim sta bene, ma sono dichiarazioni unilaterali. Insomma, se la cantano e se la suonano da soli. Quello che vediamo è una serie di comportamenti bizzarri e inquietanti.
In che senso inquietanti?
Che cosa significa quel pianto pubblico in tv quando prima si sono mostrati i muscoli in maniera così roboante con un missile di nuova generazione? Ci dicono che Kim sta bene, però continua a sparire e ricomparire in modo intermittente da mesi. Perché, poi, la sorella è stata promossa all’improvviso nel Politburo? Ci sono una serie di elementi senza spiegazioni che non riusciamo a decifrare.
Una guerra di potere interna?
Quando non si capisce una situazione, la prima regola è non saltare a conclusioni affrettate. O noi abbiamo altre fonti di informazione, o altrimenti perché essere noi a fornire informazioni a Pyongyang?
Con la possibile vittoria di Joe Biden cambierebbero i rapporti americani con Pyongyang?
Non credo, perché ormai l’America ha archiviato l’illusione di stringere un patto con la Corea del Nord. Di certo non è interesse degli americani andare a impantanarsi in una questione del genere, che presenta tanti rischi e quasi nessun vantaggio. Gli Stati Uniti continueranno a fare quello che stanno facendo, mantenendosi alla larga dal pasticcio nordcoreano.
E i rapporti con la Cina?
Sembrano buoni e consolidati. E questo dovrebbe fornire la base per la stabilità della Corea del Nord.