Nel giorno in cui entra in vigore il nuovo Dpcm del Presidente Conte con tutte le strette anti-Covid, si scopre che nella cabina di regia con le Regioni era stata avanzata l’ipotesi per la scuola di un ritorno alla didattica a distanza per le ultime classi delle superiori in modo da non gravare con l’afflusso di passeggeri sui trasporti pubblici. La Ministra Azzolina e il Premier si sono però opposti, ma non per questo la situazione nei territori va migliorando tra regole, burocrazia e insorgere dei contagi in classe: è il caso ad esempio dell’Umbria, dove oggi ben tre scuole a Terni sono rimaste chiuse per la positività di alcune maestre. Si tratta di tre scuole materne – via Marzabotto a Cospea, quella di via Fratelli Cervi, al quartiere Italia, e la materna “Il Piccolo Principe” a Collescipoli (fonte Messaggero) – chiuse dalle autorità per la positività di tre maestre dell’infanzia. La salute dei propri figli viene prima di tutto, spiega ai media umbri la Preside, Teresa Assunta Fiorillo: «Con i genitori ho sempre parlato chiaro anche perché la mia direzione comprende 10 plessi a loro ho sempre detto la verità, come stanno le cose. In verità non abbiamo a scuola focolai epidemici, allo stesso tempo non siamo dei miracolati. Il virus sembra che ormai non rispetti più nessuno».
SCUOLE CHIUSE, LO “SCONTRO” TRA REGIONI E MIUR
E così come a Terni, non sono poche le situazioni limite presenti in tante altre scuole d’Italia, dove si guarda con timore all’arrivo dell’inverno per la parallela crescita dell’influenza che renderà assai più complesso individuare sintomi e positività del Covid in anticipo: proprio in vista di tali problemi, unito al nodo dei trasporti non risolto dal nuovo Dpcm del Governo, è emersa la proposta di alcune Regioni nella cabina di regia di ieri sulla possibilità di didattica a distanza per le ultime due classi delle superiori. La risposta, netta, è giunta oggi dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina all’Ansa: «I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità, che altrimenti i giovani andrebbero a cercare altrove». Non solo, i numeri e le analisi dell’Iss – conclude la Azzolina – «i contagi non avvengono dentro le scuole. L’attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo».