Francesco Totti a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair. L’ex capitano della Roma, oggi agente sportivo, si è raccontato senza filtri tra passato, presente e futuro, a partire dalla sua gioventù e dai soldi ricevuti al primo gol segnato in carriera. Ma uno dei passaggi più roventi è legato a chi lo ha accusato di decidere tutto in casa Roma, dalle campagne acquisti alle formazioni: «Tutte cazzate. Non c’è un solo compagno o allenatore tra i tantissimi che ho conosciuto che possa dirmi in faccia: “Hai deciso, hai chiesto, hai preteso”. Camminerò sempre a testa alta perché mi sono allenato sul campo e non ho mai detto “fai giocare questo o fai giocare quello”. Non ho mai chiesto niente, a parte di poter vincere. È vero, volevo. Volevo giocatori forti come Buffon, Thuram e Cannavaro perché non avevo nessuna voglia di fare il bamboccio mentre gli altri festeggiavano. Qual è la colpa? Dov’è?».
FRANCESCO TOTTI: “SPALLETTI MI PROVOCAVA, CERCAVA LA LITE”
Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair, Francesco Totti ha poi parlato del suo rapporto con Luciano Spalletti, segnato da una fortissima tensione tra i due, sfociata quasi nello scontro fisico. «Voglio fare una premessa: l’allenatore sceglie chi mettere in campo in assoluta autonomia. È giustamente padrone delle decisioni e io non mi sono mai permesso di metterle in discussione né di contestarle. Poi c’è un discorso di umanità e lì le cose cambiano. Più mi impegnavo, più lui cercava la rottura, la provocazione, il litigio o il pretesto. Capii in fretta che in quelle condizioni proseguire sarebbe stato impossibile. Così, per la prima volta in 25 anni di Roma, tra gennaio e febbraio, mollai», le parole del Pupone, che ha poi commentato l’ipotesi di stringergli la mano: «Nel calcio si sbaglia, sbagliamo tutti. Diciamo che dovrei capire in che luna sto quel giorno, come mi sveglio, se sono di buon umore». Francesco Totti ha poi ammesso che l’ultimo anno da calciatore alla Roma è stato un vero e proprio incubo, considerando che il rapporto era ormai compromesso.