Dopo le diverse posizioni emerse nelle ultime ore – con anche mutevoli e differenti scenari evocati – la Conferenza Episcopale Italiana interviene con una nota ufficiale per precisare le conseguenze dirette del nuovo Dpcm 13 ottobre: «lascia invariato quanto previsto nel Protocollo del 7 maggio circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo. Esso rimane altresì integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, già trasmesse nel corso dell’estate», scrive la Cei che poi elenca i dettagli che di fatto non sono mutati nell’irrompere dell’ultimo decreto del Governo Conte. I guanti non obbligatori per il ministro della Comunione che però deve igienizzarsi accuratamente le mani, ma anche la celebrazione delle Cresime in cui viene assicurato il rispetto delle indicazioni sanitarie, con la stessa attenzione che vale per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati. Secondo la Cei in merito alla reintroduzione dei cori e cantori, i componenti dovranno mantenere una distanza interpersonale laterale di almeno 1 metro e almeno 2 metri tra le eventuali file del coro e dagli altri soggetti presenti (tali distanze possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio tramite droplet). Da ultimo, durante la celebrazione del matrimonio gli sposi possono non indossare la mascherina: «durante lo svolgimento delle funzioni religiose, non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi/congiunti, parenti con stabile frequentazione; persone, non legate da vincolo di parentela, di affinità o di coniugio, che condividono abitualmente gli stessi luoghi dove svolgono vita sociale in comune». (agg. di Niccolò Magnani)
CHIESA AL TEMPO DEL COVID
Il nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte dello scorso 13 ottobre, emanato per introdurre misure più restrittive (ma non troppo, almeno per il momento) al fine di provare a contenere la nuova ondata di contagi da Covid-19 nel Paese e allontanare così lo spettro del lockdown come sembra paventarsi all’estero, prevede diverse novità per le celebrazioni religiose e in generale per i luoghi di culto. Andiamo a vedere nello specifico cosa cambia per quanto riguarda le Sante Messe e le regole a cui dovranno attenersi sacerdoti e partecipanti: premesso che per scambiarsi il rituale segno della pace bisognerà ancora attendere e che il momento non pare propizio per reintrodurlo, innanzitutto si predispone che per il solenne momento dell’Eucaristia e della distribuzione della comunione questa potrà avvenire solamente dopo che il celebrante o il ministro straordinario avranno proceduto non solamente a igienizzare le proprie mani ma anche dopo aver indossato i guanti monouso.
NUOVO DPCM ANTI-COVID: COSA CAMBIA PER LE CERIMONIE RELIGIOSE IN CHIESA
Non solo: da parte del sacerdote al momento della distribuzione della comunione dovrà essere mantenuta comunque la distanza di sicurezza nei confronti dei fedeli, usando ovviamente l’immancabile mascherina per coprire naso e bocca e avendo pure cura che l’ostia non tocchi mai le mani della persona che la riceve. Ad ogni modo il Dpcm introduce delle novità anche più generali e che riguardano tutte le celebrazioni o cerimonie che si tengono nei luoghi di culto: innanzitutto va vietato qualsiasi tipo di assembramento, nel rispetto del già citato distanziamento sociale (un metro di fronte e ai lati) e anche della capienza massima della stessa chiesa precedentemente individuata dal parroco. Si accede ai luoghi di culto solo con mascherina, indossando guanti monouso e altri dispositivi di protezione individuale: per favorire degli accessi più ordinati inoltre ci saranno volontari e collaboratori che all’occorrenza li contingenteranno e consentiranno pure di usare più ingressi per evitare assembramenti. A proposito delle stesse cerimonie religiose quali matrimoni, battesimi e cresime, è stato confermato che alle feste conseguenti la liturgia è consentito un numero massimo di invitati pari a 30, compresi i festeggiati.