PENSIONI ‘SALVE’ IN MANOVRA 2021
Dopo un Consiglio dei Ministri durato tre ore e terminato poco prima dell’alba, il Governo ha approvato con la formula “salvo intese” la Manovra di Bilancio 2021 nella quale arriva la conferma della proroga di Ape Social e Opzione Donna come primi effetti verso una nuova riforma pensioni. Come era già stato ribadito nel corso dell’ultimo vertice con i sindacati al ministero del Lavoro, la Finanziaria prova a mettere al riparo gli assegni pensionistici dalla contrazione della crescita: così il Governo stanzia 200 milioni di euro per sterilizzare gli effetti negativi del calo Pil sugli assegni pensioni, rafforzando tanto l’Opzione Donna (prolungata per un altro anno) quanto l’Ape Social. L’articolo indicato dal governo nel comunicato stampa sulla Manovra 2021 è il numero 8 e riguarda i temi di lavoro e previdenza: «vengono finanziate ulteriori settimane di Cig COVID, con lo stesso meccanismo che prevede la gratuità della Cassa per chi ha registrato perdite oltre una certa soglia. Vengono prorogate le misure Ape Social e Opzione Donna».
GIOVANI CONFINDUSTRIA, LA PROPOSTA SULLE PENSIONI
Nel recente convegno dei Giovani di Confindustria il presidente Di Stefano ha lanciato una precisa proposta al Governo in vista della prossima manovra sul tema della riforma pensioni: «Proponiamo Quota Giovani: le riforme delle pensioni non si devono più fare pensando a chi esce dal mercato del lavoro, ma a chi ci entra. Basta con le riforme, le finestre, gli scaloni per andare in pensione prima». La proposta prevede una modifica del sistema di contribuzione Inps a scaloni ma «non per uscire dal mercato del lavoro ma per entrarci»: è così che alla platea contingentata del Convegno, Di Stefano conclude «Prevediamo step contributivi crescenti che restino a zero per un biennio e che poi aumentino gradualmente, con sgravi assicurati per almeno un quinquennio. Se quota deve essere, almeno che sia quota giovani».
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARTONE
Anche Michel Martone interviene nel dibattito relativo alla misura di riforma pensioni che dovrà seguire a Quota 100, che andrà in scadenza a fine 2021 e che il Governo ha già detto di non voler prorogare. “Il problema è radicale e drammatico e per giunta non lo si è affrontato per tempo. Ora c’è un problema di risorse, o si deroga alla legge Fornero o si fa la riforma delle pensioni. Onestamente vista la difficoltà del momento e le poche risorse vedo difficile una riforma del sistema previdenziale”, spiega l’ex viceministro del Lavoro in un’intervista a formiche.net. Dal suo punto di vista, “se riforma deve essere, occorre non abbassare l’età come ha fatto Quota 100, che ha dato vantaggi a quei pochi che avevano i requisiti, semmai occorre intervenire sui lavori usuranti e sì, aumentare l’età pensionabile”.
INVARIATA L’ETÀ PENSIONABILE FINO AL 2023
E a proposito di età pensionabile, Angela Schirò, deputata del Pd eletta all’estero, ricorda che fino al 2022 il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia resterà fermo a 67 anni. “Come è noto da alcuni anni l’accesso alla pensione di vecchiaia è legato al sistema c.d. ‘speranza di vita’. Se aumenta la speranza di vita aumenta anche l’età pensionabile di vecchiaia. Per i prossimi tre anni tuttavia l’Istat ha stimato che la vita media degli italiani non aumenterà e quindi il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia rimarrà bloccato fino al 2023 quando probabilmente saranno richiesti 67 anni e tre mesi di età. Giova ricordare che il requisito anagrafico di 67 anni vale sia per gli uomini che per le donne, in quanto l’età pensionabile per la vecchiaia è stata parificata dal 2018”, aggiunge Schirò.