Le sabbie mobili e la resilienza

Le sabbie mobili del Covid stanno minacciando qualcosa di più del Pil o della stabilità finanziaria: stanno erodendo ciò che gli economisti chiamano resilienza

Commentando la bozza di manovra finanziaria 2021, Carlo Cottarelli si è detto preoccupato dei contenuti di corto respiro ma soprattutto di una sorprendente disattenzione dei media: che pure hanno la loro missione – professionale, imprenditoriale e civile – nell’informazione tempestiva, completa e approfondita. Le sabbie mobili del Covid – è parso avvertire Cottarelli – stanno minacciando qualcosa di più del Pil o della stabilità finanziaria: stanno erodendo ciò che gli economisti chiamano “resilienza”. 

È una categoria difficile da qualificare e quindi da quantificare: cosa che avviene sempre per largo difetto. È così che quando la “capacità di resistere” viene meno – quando le persone, le imprese, gli agenti sociali e le istituzioni non offrono più tenuta socioeconomica – un sistema-Paese se ne accorge quasi sempre con ritardo. E se ne spaventa: a ragione, quando ciò auspicabilmente avviene. Oppure – molto peggio – lascia correre anche questa drammatica consapevolezza verso le sabbie mobili di un declino sfiduciato e disimpegnato.  

Come interpretare diversamente quel 56,2% degli italiani che si dice “deluso dalla democrazia”? Soltanto il il 20,4%, invece, è convinto che il Covid non rappresenti in alcun modo una minaccia per la democrazia, cioè – in senso lato – per il modo di essere di un Paese come l’Italia. Sono dati-guida di un’approfondita indagine scientifica condotta dopo il lockdown da Fondazione Astrid e Fondazione per la Sussidiarietà. Gli esiti della ricerca socio-statistica sono stati presentati pochi giorni fa al Cnel. Hanno rappresentato un’Italia di certo sofferente e scossa, ma non ancora disgregata. Anzi, ne è emerso un sistema-Paese che non si arrende, che vuol “tenere”.

“Gli italiani e i corpi intermedi”: il titolo del lavoro è anche il cuore del suo tessuto analitico e la sua raccomandazione finale. Il sistema-Italia è titolare un patrimonio di resilienza socioeconomica oggi in larga parte inutilizzato. Sono milioni di italiani che credono sempre più in se stessi, avendone motivo. La politica tradizionale e per certi versi anche le infrastrutture istituzionali del Paese sono oggetto di credito sempre minore rispetto all’associazionismo e al volontariato. E non sorprende affatto che questi orientamenti filtrino nella survey dopo anni di tentativi di “rottamazione” dei corpi intermedi.

Al mondo delle imprese come al Terzo settore – soprattutto nelle realtà più giovani – è invece concretamente chiaro come “nessuno si salva da solo”, Mentre è confermato – soprattutto in era Covid – che nessuno Stato potrà mai “salvare” una singola impresa, un singolo cittadino. Uscire dalle sabbie mobili – o non cadervi anche se non sembra esservi via d’uscita – impone anzitutto l’auto-responsabilizzazione della resilienza. E una fiducia reciproca fra coloro che condividono una crisi non invincibile.   

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