Ognuno di noi ha il suo diario del lockdown. Purtroppo quello che sembrava un momento passeggero, è tornato a essere anche se in maniera più soft la nostra realtà quotidiana. Nonostante qualche fesso, tra virologi, specialisti, scienziati e politici ci avesse voluto illudere che era tutto finito per motivi puramente economici, ci siamo di nuovo dentro e forse diventerà ancor peggio. Scritto quando la pandemia e il lockdown sembravano un incubo destinati a scomparire, il libro di Fabrizio Barabesi, redattore del Corriere di Como, genovese di nascita (cosa a cui giustamente tiene molto), autore insieme a Maurizio Praterlli di 667, ne so una più del diavolo, Isolation rock, storie di musica, quaranta e coronavirus (Arcana, 174 pg, euro 16,50) è il suo personalissimo diario di quei due mesi di chiusura in casa di tutta Italia. Lo ha declinato nella sua grande passione, la musica, riprendendo la bella e toccante abitudine di noi anzianotti, quella di fare compilation musicali a tema sulle vecchie cassette, abitudine celebrata da Nick Hornby nel suo libro capolavoro Alta fedeltà.
Barabesi, partendo da uno spunto quotidiano tipo andare a fare la spesa al supermercato (tutti noi ci ricordiamo che incubo era in quei mesi) ci attacca alcune canzoni a tema (esempio: Lost in the supermarket dei Clash; Queen of the supermarket di Springsteen; Mayonnaise degli Smashing Pumpkins; Funky Avocado di Michael Hedges; Supermarket di Lucio Battisti) aggiungendo alla fine del capitoletto una lista di “canzoni di scorta in caso la coda si prolungasse”. Baralesi infatti ha uno stile brillante, a tratti umoristico, senza dimenticare la serietà e le paure del lockdown che intriga e rende la lettura davvero piacevole.
Si scopriranno poi storie affascinanti come nel capitolo Inno ai medici, di un dottore di Varese che “in pausa dai turni massacranti imposti dall’emergenza riemerso dal sottosuolo per cercare invano un panino al bar dell’ospedale, invece che farsi prendere dallo sconforto e dalla stanchezza si è seduto a un pianoforte nella hall ha cominciato a suonare”. Che cosa? Don’t stop me now dei Queen. Toccante il capitolo dedicato all’inquietante apparizione di papa Bergoglio in Piazza San Pietro il 27 marzo sotto alla pioggia e in completa solitudine, mentre lui, l’autore, stava facendo ginnastica: “Sul divano mia moglie fissava la televisione, sotto il divano mio figlio in verticale rovesciata ma pur sempre con il viso rivolto allo schermo era immobile, e mia figlia in un angolo era sulla soglia delle lacrime che sono arrivate poi copiose e inarrestabili”. Ecco allora Hallelujah di Cohen, Amazing grace fatta da Elvis e della punk band irish american Dropkick Murphys con la bambina che alla fine commenta: “Papi ma perché il papa non chiama Hulk?. Ogni capitolo è corredato da bei disegni di Filippo “Kultgeneration” D’Angelo e da foto di Roberto Colombo che immortalano quei giorni drammatici.
La cultura musicale di Barabesi è sconfinata. Potrete fare compilation davvero fighe seguendo le sue indicazioni senza dimenticare che “a scorrere le bufale impazzite sul web non si può non pensare alla zona oscura e vuota della mente umana che ha provato anche a farci credere che tagliandosi la barba si poteva evitare il contagio”.