Non è tempo di piagnistei! Credo di avere ricordato più volte, pure su questa testata, la frase di Piero Bargellini, agli Uffizi e con il fango che gli arrivava sino alle ginocchia, frase che nel 1966, dopo l’alluvione, diede la svolta alla ricostruzione della Città del Giglio. Dato che non è tempo di piagnistei questa nota non tratta degli errori che secondo molte voci autorevoli tra cui quella del fisico Roberto Battiston, già Presidente della Agenzia Spaziale, hanno portato alla “tempesta perfetta” che ha favorito un’espansione esponenziale del Covid-19.
Oggi due temi sono di momento: a) quale può essere la politica economica che equilibri il contrasto della pandemia con il sostegno all’economia reale; b) se il Governo attuale è in grado di elaborarla, articolarla e darle attuazione.
Coniugare lotta alla pandemia e supporto all’economia reale è fattibile, anche se mesi e mesi di contraddizioni, tentennamenti, invio di segnali errati lo rendono difficile, Tornare a un lockdown generalizzato come la primavera scorsa è auspicabile perché probabilmente in poche settimane bloccherebbe in misura adeguata i contagi, ma di difficile attuazione come dimostra la jacquerie in corso a Napoli dalla sera del 23 ottobre. È realizzabile però un lockdown parziale a livello nazionale coniugato con restrizioni a livello locale per frenare clusters particolarmente infettivi. A livello nazionale, si dovrebbero bloccare le attività meno essenziali sia per la produzione che per la distribuzione di beni e servizi necessari per il vivere civile e incoraggiare quelle atte a facilitare la ripresa con il loro effetto trainante.
Ciò vuole dire far funzionare pubbliche amministrazioni, tribunali, istruzione e servizi di pubblica utilità (anche in modalità di smart working) e tutti quei rami dell’industria, dell’agricoltura e del commercio che hanno un alto moltiplicatore in termini di capacità di trazione dell’economia. La modellistica di equilibrio economico messa a punto in questi anni silenziosamente e pazientemente, da Istat, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e da alcune Regioni (in primo luogo, la Toscana e la Regione Siciliana) consente di individuarle con un ragionevole grado di approssimazione.
Ciò vuole anche dire chiudere temporaneamente altre attività che sono meno essenziali per il vivere civile e che non hanno effetti moltiplicativi di trazione e soprattutto quelle che costituiscono incentivo ad aggregazioni. Ciò comporta sacrifici per parte del terziario, come ristorazione, alberghi, sport, spettacoli e quant’altro. Un risarcimento parziale a tali comparti può essere fornito limitando spese come quelle per il cosiddetto “reddito di cittadinanza” elargito a lavoratori al nero, evasori, narcotrafficanti, lenoni ed anche terroristi e come sussidi improvvidi ad “amici degli amici” quali quelli, ad esempio, per i monopattini elettrici. Occorre restringere e se del caso sospendere o anche abolire numerosi sgravi tributari individuati dalla Commissione, presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, guidata dal Prof. Mauro Maré. Ciò vuole dire un coprifuoco per coloro che non debbono circolare per esigenze familiari, mediche o di lavoro in attività essenziali dalle 21 (ove non prima) alle 5, come già realizzato in gran parte della Francia e in Belgio.
Ciò vuole dire un coprifuoco per coloro che non debbono circolare per esigenze familiari, mediche o di lavoro in attività essenziali dalle 18 alle 5, come già realizzato in gran parte della Francia e in Belgio. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) approvato la notte tra il 24 e il 25 ottobre parte di queste indicazioni in materia di restrizioni, ma non ha misure per il potenziamento delle attività ad alta capacità di trazione. Dimenticando quasi che senza la crescita, l’Italia non uscirà da venti anni di stagnazione e da una perdita del 10% del Pil nel solo anno 2020.
Ciò vuole dire anche e soprattutto potenziare la sanità come non è stato fatto negli ultimi mesi, nonostante sia in sofferenza da un decennio. Il presidente del Consiglio, nei suoi spot televisivi, cita cifre che sarebbero state conferite a sanità e industria confondendo probabilmente tra stanziamenti “di competenza” e cassa. Giungono segnali sempre più forti dalle stesse istituzioni che le casse sono vuote a ragione sia della forte contrazione del gettito tributario, sia per la concentrazione della cassa verso quegli scopi che “la nuova casta” considera identitari e di bandiera, sia in attesa di un Recovery and Resilience Fund che pare sempre più lontano. Ciò comporta adire immediatamente allo sportello sanitario del Meccanismo europeo di stabilità, senza aspettare gli “Stati generali telematici” del Movimento 5 Stelle, un evento-kermesse che interessa solo gli iscritti al M5S, in modo di disporre di cassa dedicata alla sanità per dare ossigeno immediato al settore e potenziare subito sia la medicina sul territorio che quella ospedaliera. Anche su questo punto manca l’indirizzo che ci si dovrebbe attendere dal Governo, in primo luogo dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Può l’attuale Esecutivo governare una politica economica che equilibri il contrasto della pandemia con il sostegno all’economia reale? Nonostante il valore mostrato da alcuni Ministri, come quello della Salute Roberto Speranza sempre nell’occhio del ciclone e Francesco Boccia incaricato del non facile dialogo con Regioni e autonomie, non credo sia in grado di farlo. Manca soprattutto la guida di un uomo di Stato con una visione lungimirante, capace di prendere decisioni non solo impopolari ma sgradevoli al movimento politico che lo ha espresso, non prone a barcamenarsi tentando di fare quadrare cerchi di poltrone, e non interessato affatto a spot televisivi. È urgente un Governo che governi.
Oltre cento scienziati si sono rivolti al Colle. Non è tempo di elezioni. Ma la saggezza del capo dello Stato dovrebbe portare a un Governo di unità nazionale composto da personalità autorevoli sia delle professioni, della scienza e della politica (senza badare ad appartenenze di parte) oppure a Governo puramente tecnico. L’uno o l’altro avrebbero il compito di governare la difficile politica economica che equilibri il contrasto della pandemia con il sostegno all’economia reale. E a pandemia superata in Italia, e in Europa, portare il Paese a nuove elezioni dopo la revisione dei collegi e e il varo di una nuova legge elettorale.