Manca una settimana al 3 novembre, giorno delle elezioni Usa 2020, e gli staff delle campagne di Donald Trump e Joe Biden compulsano i sondaggi alla ricerca della domanda delle domande: chi sarà il prossimo Presidente? La risposta, ad oggi, è che nessuno può dirlo con certezza. Il 2016 è ancora lì a ricordare che diversi milioni di voti di vantaggio a livello nazionale non sono garanzia di conquistare la Casa Bianca: chiedere a Hillary Clinton per ottenere delle spiegazioni in merito. Conta dunque vincere negli Stati giusti, quelli più popolosi, che assegnano un numero di “grandi elettori” cospicuo, capace di far raggiungere ad uno dei due candidati il “magic number” di 270, quello che fornisce la chiave per aprire i cancelli del 1600 Pennsylvania Avenue a Washington, la residenza dei presidenti. Più del vantaggio di 7,8 punti percentuale di cui Joe Biden sembra disporre su The Donald secondo la media dei sondaggi fornita da Real Clear Politics, serve dunque osservare l’andamento dei consensi negli “Swing States“, gli stati “oscillanti” per antonomasia, quelli che che non hanno una tradizione radicata per Repubblicani e Democratici al punto da definire ogni disputa chiusa in partenza.
SONDAGGI ELEZIONI USA 2020: IL MIDWEST SEMPRE DECISIVO
Quando si parla di Swing States non si può fare a meno di parlare del Midwest, cuore nevralgico del Paese, regione decisiva ben al di là della popolazione che riesce ad esprimere. Esempio perfetto ne è quanto accaduto nel 2016, con Trump sconfitto ampiamente nel voto nazionale, ma comunque eletto poiché trionfante in Michigan, in Pennsylvania, in Wisconsin, in Ohio. Stati in bilico per eccellenza in cui Joe Biden misurerà le sue possibilità di tradurre in vittoria politica la supremazia che oggi i sondaggi gli assegnano su scala nazionale.
In Ohio, ad esempio, le ultime settimane di campagna elettorale hanno rilanciato le sorti del presidente uscente, con Trump attribuito da “FiveThirtyEight“, il sito del guru dei sondaggi Nate Silver, del 58% di possibilità di portare a casa lo Stato. Attenzione: si parla in questo caso di probabilità di successo, non di percentuali di voti. Sotto quest’ultimo aspetto, infatti, la partita sembrerebbe infatti molto più aperta, con Trump al 48% e Biden al 45% secondo il più recente sondaggio di una certa affidabilità, quello realizzato da Fox News tra il 17 e il 20 ottobre. In Wisconsin, uno degli Stati che nel 2016 tradì Hillary Clinton in maniera più roboante, questa volta i Democratici dovrebbero essere al riparo da sorprese. La media dei sondaggi vede l’ex vicepresidente di Obama con un vantaggio di 5,5 punti percentuale secondo Real Clear Politics che appare ad oggi difficile da colmare per il biondo di Manhattan.
SONDAGGI ELEZIONI USA 2020: PENNSYLVANIA, NORTH CAROLINA E FLORIDA
Occhio però in particolare a tre Stati che potranno far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Il primo è la Pennsylvania, non a caso denominato “Keystone State“: indiziato, a maggior ragione in questa elezione, di svolgere il ruolo di Stato chiave nella caccia al magic number. Si tratta dello Stato di provenienza di Biden, che è nato a Scranton, ma Trump negli ultimi giorni ha battuto il territorio con i suoi comizi Make America Great Again (“MAGA rally” nella dizione trumpiana). L’ultimo sondaggio di YouGov assegna a Biden un vantaggio di 2 punti percentuale, secondo Nate Silver comunque le probabilità di successo del Democratico sono 66 contro 34 di Trump. Chance di successo simili a quelle di Biden in North Carolina, 65 a 35, con YouGov che in questo caso prevede un 51% di voti contro il 47% di Trump.
Infine, decisiva come in ogni elezione, ecco la Florida. Nel 2000 una manciata di voti e una contestata decisione della Corte Suprema assegnarono la Casa Bianca a George W. Bush anziché ad Al Gore. Ad oggi Biden sembra disporre di un vantaggio di circa due punti sull’incumbent Trump: un successo nello Stato renderebbe la vittoria molto più vicina, complice i 29 “grandi elettori” di bottino in palio. Ma in un anno, il 2020, che c’ha abituato a sorprese di ogni tipo, una settimana al voto può essere un’eternità. Impossibile ignorare il “fattore Trump”, la variabile impazzita che spesso sfugge ai sondaggi o la sorpresa che scompagina ogni scenario a ridosso del voto. Chi fa questo di mestiere, oggi vede in Joe Biden il favorito naturale per la vittoria: secondo Nate Silver, al momento, ci sono 87 probabilità su 100 che vinca il democratico e una che si arrivi ad un incredibile pareggio. Sono le restanti 12 che tolgono il sonno a Biden e alimentano le speranze di Trump, ma soprattutto le elezioni Usa uno spettacolo da gustare. Fino all’ultimo voto.