Il terrorismo islamico è un problema serio per la Francia, ma lo è anche ciò che si nasconde dietro. La paura è tale che si evita di criticare l’Islam per non ricevere minacce. «Molti francesi sentono che non c’è più un confine certo fra l’islam e l’islamismo, che quel confine è diventato poroso», dichiara Elisabeth Lévy, intellettuale e direttrice del giornale francese Causeur. Parlando al Foglio, spiega che in Francia c’è «un serio problema con la fascinazione islamista che è riuscita a conquistare metà della popolazione giovanile». Il problema è legato anche al fatto che non amano la storia francese, la sua laicità e la sua cultura. Il rischio è poi rappresentato dal fatto che «vogliono l’islamizzazione della Francia». Non ci si “accontenta”, dunque, del modello all’inglese, che punta sull’integrazione e vede infatti la sharia legalmente usata nelle questioni civile. «Vogliono chiudere la bocca ai non musulmani», prosegue Lévy. Così si consuma dunque uno scontro sanguinoso attorno al concetto di libertà. «Se i musulmani sono offesi dalla libertà di espressione, la porta è aperta, possono andarsene anche domani. Il punto non è offendere, ma essere liberi».
“ISLAM? FRANCIA DEBOLE, MA BISOGNA SVEGLIARSI”
Il caso del professore Samuel Paty è eloquente. Ad ucciderlo non sono stati terroristi islamici, ma una comunità di semplici musulmani. «Questa gente non condivide i nostri valori e la nostra visione della vita», osserva Elisabet Lévy nell’intervista rilasciata al Foglio. Un terzo della popolazione islamica in Francia è islamista, quindi il problema non può essere ignorato. «Il nostro antiterrorismo può gestire la minaccia». Nel frattempo, però, i francesi tacciono per paura di essere accusati di “islamofobia”, mentre questa parte della popolazione continua a crescere. Cosa si può fare ora? Lévy suggerisce al presidente francese Emmanuel Macron di rivedere la politica dell’immigrazione, ma manda un messaggio anche al Papa per i suoi continui richiami all’apertura delle frontiere. «Forse i cattolici hanno paura dell’islam. Si sveglino, è in corso anche una guerra contro la cristianità, non soltanto contro la Francia». Ora i francesi, secondo Lévy, sono stanchi di porgere l’altra guancia, quindi suggerisce di riservare il diritto di asilo a chi ne ha diritto. «Per la prima volta i francesi nella loro testa parlano di guerra civile». Lo Stato quindi deve essere forte nelle risposte in una situazione così tesa e complessa. «Ma oggi è debole. Siamo troppo buoni», ha concluso.