«Nella prima ondata siamo stati tempestivi, nella seconda hanno dormito. Dobbiamo subito fermarci per un mese. La situazione purtroppo è destinata a peggiorare», è durissimo Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile e oggi consulente Covid per le regioni Lombardia e Marche, nell’intervista odierna a La Verità. Ne ha per tutti, dal commissario Arcuri al Premier Conte fino agli apparati statali che non sono stati in grado di anticipare la seconda ondata compiendo quei programmi che pure erano stati sbandierati lo scorso aprile: «la macchina organizzativa del Governo è al collasso. Non voglio più vedere le code di ambulanze che intasano i pronto soccorso, come accadeva nelle zone terremotate, perché manca ancora il filtro della medicina territoriale». Nell’imputare le responsabilità di questa situazione, Bertolaso ricorda come già mesi fa aveva espresso i punti principali ai quali il Governo avrebbe dovuto prestare molta attenzione per evitare di ripetere gli errori iniziali, dettati a marzo però dalla tempeste improvvisa giunta su tutta Europa: oggi le “scuse” sono finite e Bertolaso attacca «Non doveva andare così. Nella prima ondata siamo stati tempestivi, nella seconda hanno dormito».
BERTOLASO “MATTARELLA CHIUDA IL PAESE FINO A DICEMBRE”
Il consulente del Governatore Fontana elenca i problemi sotto gli occhi di tutti oggi, partendo dal Ministro della Salute Roberto Speranza: «C’è chi si è messo a scrivere libri sul virus sconfitto. Altri sono andati al mare a farsi fotografare. Altri ancora sono andati un po’ troppo in tv». Da medico poi la problematica sollevata da Bertolaso è di una emergenza purtroppo enorme: «Mi chiamano per dirmi: ho 38 e mezzo di febbre e sto andando in ospedale con l’ambulanza. Ma stiamo scherzando?». È inevitabile perciò, spiega ancora a La Verità, che i cittadini oggi alle soglie della seconda ondata siano del tutto delusi dalle istituzioni politiche: «oggi si aspettavano una reazione formidabile del governo, un esercito schierato pronto a combattere il virus. Ci siamo fatti travolgere di nuovo. Per me è una grande amarezza». L’attacco finale però se lo tiene per il commissario Arcuri e per chi lo ha posto in quella posizione di estrema complessità: «Piano tamponi da 300mila test oggi? Non vorrei che il commissario all’emergenza vivesse in un altro fuso orario rispetto a noi. Comunque il problema non è Arcuri, ma chi lo ha messo su quella poltrona». I bandi scattati a ottobre hanno fatto traboccare il vaso delle polemiche, con Bertolaso che non si trattiene «5mila terapie intensive in più servivano, ma manca anche personale e rianimatori. Dove sono questi operatori? Qualcuno li assunti? Qualcuno li ha formati?». Ma il problema per Bertolaso non è prima di tutto Arcuri, ma «chi lo ha messo su quella poltrona» e qui la frecciata al Presidente del Consiglio è inevitabile «In questo governo, purtroppo, la cultura dell’emergenza non esiste. Anche sul piano tecnico, non sanno cosa sia il fattore tempo […] Non si mettono d’accordo perché hanno tutti perso autorevolezza. Che è diversa dall’autorità». Infine, l’appello dell’ex n.1 di Protezione Civile direttamente al Quirinale: «Mattarella, una persona autorevole, a differenza di Conte, può chiudere ora il Paese per riaprire il 1 dicembre. Se perdiamo tempo, non sono sicuro che mangeremo il panettone tranquilli».