«Arrestare solo se necessario». Questo il diktat arrivato dai vertici della magistratura alle toghe di tutta Italia. Il carcere va inteso al momento come “extrema ratio”, da applicare solo se tutte le altre misure sono insufficienti. A lanciare l’appello è la Procura generale della Cassazione, spiegando che le carceri affollate sono terreno fertile per l’espansione del contagio di coronavirus. A rivelare il retroscena è Nicola Porro su Quarta Repubblica, spiegando che Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione, ha scritto alle procure generali di tutta Italia e al Dap, la direzione delle carceri. Non può scattare un vero e proprio ordine, ma la richiesta autorevole porta di fatto a ciò. Anche sei mesi fa avanzò la stessa richiesta, che fu subito raccolta. Ma dalla metà di luglio sono tornati a scattare gli arresti: furono infatti eseguiti diversi mandati di cattura rimasti nel cassetto per settimane. Quindi, ora Giovanni Salvi, come riportato da il Giornale, invita nuovamente alla moderazione.
PG CASSAZIONE A PROCURE “ARRESTARE SOLO SE NECESSARIO”
Quelle indicazioni che il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, aveva dato ad aprile, ora «possono essere prese come orientamento anche nell’attuale fase di ritorno della situazione emergenziale, con importante aumento dei contagi nelle strutture carcerarie». I consigli di Salvi si trasformano in una lista di richieste. Parla di situazione «fondate su ragioni di età, familiari e di salute» in cui il carcere non può essere applicato se non in casi di «motivata eccezionalità». Quindi, Salvi evidenzia che «mai come in questo periodo va ricordato che nel nostro sistema processuale il carcere costituisce l’extrema ratio». Di conseguenza, bisogna «arginare la richiesta e l’applicazione delle misure cautelari» e «procrastinare l’esecuzione delle misure già emesse».
Come riportato da il Giornale, ritiene che si debbano evitare le camere di sicurezza della questura, gli obblighi di firma e di eseguire le condanne definitive a meno che «il condannato possa mettere in pericolo la vita o l’incolumità delle persone». Il quotidiano riferisce che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede era stato informato di questa lettera, precisando però che si tratta di aspetti «su cui il ministro non deve esprimere alcun consenso».