PENSIONI A RISCHIO: L’ALLARME DI MARCOTTI
In merito ai diversi annunci-retroscena sul tema pensioni emersi nelle ultime settimane, si evince come l’esigenza di una riforma strutturata della previdenza italiana si debba accompagnare necessariamente ad un sostanziale “ridimensionamento” della spesa per le risorse considerate al momento insufficienti a mantenere a lungo gli standard odierni. E così, intervistato da Money.it, il direttore di “Finanza in Chiaro” Giancarlo Marcotti prova a trarre una sua personale “lettura” della situazione attuale. «È davvero necessario un taglio delle pensioni per evitare un collasso del sistema economico italiano? Tra un po’ salterà fuori che abbiamo delle difficoltà a livello finanziario come Paese, e una delle cose che viene utilizzata di più è l’argomento pensioni. Questo perché dire che non ci sono i soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici è un po’ troppo, e quindi si dice che non ci sono i soldi per pagare le pensioni». La linea è dunque quella di “anticipare” le difficoltà per poter far meglio accettare agli italiani le prevedibili drastiche misure future: «Si cerca di fargli capire in un certo senso che la situazione è grave e prima o poi bisognerà prendere qualche provvedimento impopolare», allarma Marcotti.
INPS, LE PROPOSTE PER LA MANOVRA
Sono 4 le proposte che saranno ridiscusse e “affrontate” domani nel tavolo di confronto sulla Manovra tra il Premier Giuseppe Conte, i Ministri competenti e i sindacati nazionali: la riforma pensioni dopo la scadenza di Quota 100 (fissata, come noto, per dicembre 2021) può vedere una sua prima vera e propria “base” introdotta già da questa legge di Bilancio, come del resto già preannunciato dagli stessi sindacati durante i primi tavoli di settembre e ottobre. I 4 punti del “piano Inps” – presentato dal Presidente Pasquale Tridico in Parlamento lo scorso fine ottobre – vedono intanto una maggiore flessibilità in uscita, con possibilità di pensione a 62 anni con 20 di contributi e anticipo del trattamento pensionistico (Ape Social rinnovata). In secondo luogo, maggiori attenzioni per i lavori usuranti (potenziare l’Ape per i precoci), mentre la terza proposta riguarda le pensioni di garanzia per garantire appunto un «trattamento pensionistico adeguato alle nuove generazioni, caratterizzate troppo spesso da carriere intermittenti e precarie». Infine, necessario per l’Inps sarà il colmare i buchi contributivi stabilendo una volta per tutte – in via gratuita – dei periodi di formazione valorizzati a fini previdenziali. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, L’ALLARME DELLO SPI-CGIL
Il Governo si appresta ad approvare la Legge di bilancio “revisionata” dopo lo scoppio della seconda ondata del Covid e arricchita di nuovi ristori per le attività economiche limitate dagli ultimi Dpcm. Lo Spi-Cgil, dopo avere visionato la bozza della manovra, lancia però un allarme, perché si profila l’ennesima beffa per i pensionati italiani con il prolungamento del blocco della rivalutazione degli assegni”. In particolare, l’articolo 61 “prevede lo slittamento al 2023 del sistema di rivalutazione in vigore prima dei molteplici blocchi messi ripetutamente in atto dal 2011. Tale meccanismo doveva essere ripristinato dal 1° gennaio 2022 e avrebbe garantito un maggiore recupero del potere d’acquisto delle pensioni, fortemente eroso negli ultimi dieci anni”.
IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ PASSA DA 5 A 3 ANNI
Il Sindacato dei pensionati italiani evidenzia quindi che “ancora una volta si sceglie quindi di mettere le mani nelle tasche di una categoria che ha già dovuto pagare pesantemente le scelte politiche ed economiche dei vari governi che si sono succeduti. È un errore e una profonda ingiustizia, resa ancora più insopportabile perché fatta di nascosto e senza passare da alcun confronto con i sindacati che rappresentano milioni di pensionati”. Nella manovra, come evidenzia Adnkronos, c’è anche il passaggio da 5 a 3 anni del contributo di solidarietà stabilito tra le altre misure di riforma pensioni varate con la Legge di bilancio 2019, in ottemperanza a quanto stabilito dalla recente sentenza della Corte Costituzionale in materia.