Guarire dal Covid non vuol dire aver debellato il coronavirus dal proprio organismo, ma aver estinto i sintomi della malattia causata dall’agente infettivo Sars-CoV-2. Lo spiega il professor Giorgio Palù, emerito di virologia dell’università di Padova. «Si può guarire e rimanere positivi al test molecolare o a quello antigenico che rilevano rispettivamente la reattività a frammenti dell’Rna (il nucleo) del virus o nei confronti di un antigene appartenente alla struttura del virus», ha dichiarato al Corriere della Sera. Questo non vuol dire necessariamente che si è ancora contagiosi. La contagiosità, infatti, dipende dalla carica virale. «Se è bassa possiamo non essere infettivi. Alcuni ricercatori hanno stimato qual è la carica virale minima presente nelle secrezioni respiratorie necessaria a trasmettere l’infezione. Ma non esiste ancora un test specifico per misurare con precisione la carica di questo coronavirus». Invece l’incubazione è di 4 giorni in media, ma nella maggior parte dei casi dopo 2-3 giorni il virus si è già replicato. Variabile è anche il tempo di remissione dei sintomi quando si risulta negativi al coronavirus e quindi guariti. «Dipende dall’età, dalla concentrazione virale, dallo stato immunitario».
“NEGATIVI? CORONAVIRUS PUÒ ESSERE ANCORA PRESENTE MA…”
Il professor Giorgio Palù cita, ad esempio, casi di pazienti immunodepressi che per mesi non riescono a liberarsi del coronavirus, ma anche di anziani che possono avere infezioni di maggiore durata a causa del loro sistema immunitario meno “allenato”. Se il tampone risulta finalmente negativo, non è detto però che il coronavirus sia sparito del tutto dal nostro organismo. «Il tampone eseguito sulla tonsilla può essere negativo ma non si può escludere che il virus sia presente nelle basse vie respiratorie. Questo però non equivale alla capacità di poter ancora trasmettere il virus», ha spiegato l’esperto. Rari invece sono i fenomeni di reinfezione, che potrebbe verificarsi se nella prima infezione si sono sviluppati pochi anticorpi. «Esiste anche la possibilità di essere colpiti da un virus diverso dal precedente», visto che anche Sars-CoV-2 muta. Tornando alla carica virale, Palù ha chiarito che l’intensità dei sintomi non dipende da essa: «Anzi, seppure senza sintomi può essere un super diffusore e sono i casi più pericolosi. È una particolarità di questo virus che lo distingue dall’influenza dove i contagiati trasmettono l’infezione più o meno allo stesso modo». Infine, Palù ritiene che una delle insidie del Covid sia rappresentata dal fatto che si aggancia a cellule di diversi organi, quindi può dare vita a sintomi diversi dalla prima manifestazione.