La seconda ondata del Covid-19 ha riportato il Paese nel pieno dell’emergenza sanitaria, con alcune Regioni che si trovano ormai in una situazione simile a quella dello scorso marzo e con il rischio di un ritorno a un lockdown generalizzato in gran parte del Paese. Molte persone hanno già ripreso stabilmente, come era accaduto nei mesi scorsi, a svolgere a distanza le proprie attività quotidiane, con il digitale che è diventato ormai un protagonista indiscusso delle nostre vite, dalla didattica a distanza allo smart working e all’e-commerce.
In prima fila c’è sicuramente il mondo dei giovani e della scuola, come è emerso durante il convegno “Le proposte per il rilancio del paese – L’Italia giovane per garantirci il futuro” che si è tenuto oggi in occasione dell’Assemblea annuale dell’Anci: il ritorno in aula è infatti durato solo poco più di un mese e sempre più numerosi i portoni delle scuole intorno a noi si chiudono.
“Per l’education – osserva Alessandro Verrazzani, Head of Regulatory and Institutional Affairs di Eolo, che ha preso parte all’evento – l’emergenza sanitaria ha rappresentato un’improvvisa accelerazione della spinta alla digitalizzazione: tanti studenti hanno infatti ricominciato a svolgere l’attività didattica a distanza e il modello di insegnamento è di nuovo cambiato. Questo contesto riporta all’attenzione le problematiche legate al digital speed divide ed è quello che ci ha spinto a maggio scorso, dopo l’esplosione della pandemia, a varare un piano da 150 milioni di euro per coprire entro il 2021 i 1.200 comuni – gran parte dei quali al Sud – che oggi non copriamo con i nostri servizi FWA”.
Bastano pochi numeri per raccontare questi gap. Secondo i dati dell’Istat, un quarto delle famiglie italiane non dispone ancora di un accesso internet a banda larga in grado di supportare massicci flussi di dati e i collegamenti audio video necessari per le lezioni telematiche. Una situazione che colpisce in particolare le regioni del Sud, dove in media una casa su tre non dispone di un collegamento online adeguato a questa portata di dati. Non solo: lo speed divide, oltre alle differenze tra Nord e Sud, è evidente anche tra città e zone periferiche. Secondo la Coldiretti, solo il 68% delle famiglie che vive nelle aree rurali e in comuni con meno di 2mila abitanti dispone di connessione a banda larga, a fronte del 74,7% a livello nazionale.
In quest’ottica una soluzione e un supporto ai comuni più svantaggiati arriva proprio da Eolo: “Conosciamo questi dati che denotano in primis un problema di domanda e di alfabetizzazione digitale. Sul fronte dell’offerta, il nostro obiettivo – spiega Verrazzani – è garantire la connessione a tutti i cittadini, portando internet fuori dalle città, a partire dalle aree montane e rurali fino ad arrivare alle aree suburbane. Lo facciamo grazie alla tecnologia FWA (Fixed Wireless Access) che, in questi anni, ci ha permesso di raggiungere 6.400 comuni, molti dei quali in aree interne e periferiche, dove spesso non è possibile il passaggio delle reti fisiche per motivi tecnici o per scarsa convenienza economica degli operatori. Il nostro ruolo assume oggi una dimensione di maggior rilievo perché la presenza digitale è un elemento di prima necessità di cui non si può più fare a meno. Per questo, al nostro piano di sviluppo della rete, abbiamo affiancato il progetto Eolo Missione Comune, con il quale mettiamo a disposizione delle scuole connettività e soluzioni tecnologiche per garantire lo svolgimento della didattica a distanza. Ad oggi abbiamo portato Internet a circa 400 scuole di piccoli comuni su tutto il territorio nazionale.”
La digitalizzazione di tutte le aree del paese è ormai un’urgenza, come riconosce Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano: “La digitalizzazione della Pubblica amministrazione centrale e periferica è una necessità di lunga data, che oggi incontra l’opportunità di utilizzare fondi europei, visto che la stessa Ue ha chiesto all’Italia di ammodernarsi. Le aree rurali e interne soffrono di problemi strutturali legati alla bassa connettività con divari molto evidenti, e qui saranno necessarie decisioni operative per garantire a tutti i cittadini il diritto a una buona connessione, coniugando la redditività degli investimenti e la diffusione degli interventi. Ma anche nelle zone ben servite dalla connessione esiste una incomunicabilità tra organi dello Stato tra loro e con i cittadini che va superata per metterla nelle condizioni di dare risposte istantanee alle richieste e alle pratiche autorizzative di cittadini e imprese”.
Per garantire il diritto alla connessione a tutti i cittadini – e in particolare alle giovani generazioni – risulta evidente quanto sia urgente mettere in campo, utilizzando anche le risorse del “Next Generation EU”, un piano infrastrutturale finalizzato a colmare questo speed divide presente nelle diverse aree del Paese. Commenta Verrazzani: “Rappresenta un’ottima notizia il fatto che il Governo, e nello specifico il ministero dello Sviluppo economico, intenda includere nelle linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza lo sviluppo delle infrastrutture digitali come una delle priorità sulle quali concentrare gli investimenti del Next Generation Eu. Per sostenere una piena e integrata digitalizzazione del Paese e dotarci, in tempi rapidi, delle ‘autostrade digitali’ necessarie a connettere tutti i cittadini, è prioritario sfruttare le sinergie tra diverse soluzioni architetturali e la condivisione delle infrastrutture di rete esistenti. In tale percorso, è fondamentale valorizzare la presenza capillare di operatori come Eolo, specialmente nelle aree dove siamo gli unici ad aver investito. Ad esempio, speriamo che nei prossimi mesi sia messa in atto da parte delle istituzioni una gestione efficiente delle frequenze, che rappresentano la nostra materia prima, evitando spreco di risorse e l’accaparramento delle frequenze da parte di pochi grandi operatori, perché questo comporterebbe scarsità di frequenze per operatori, come noi, che stanno svolgendo un ruolo anche sociale portando internet di qualità dove altri operatori non arrivano.”.
In questo modo sarà possibile realizzare una scuola moderna, innovativa e inclusiva, presupposto fondamentale per la costruzione del futuro delle nuove generazioni e dell’Italia? “Non dobbiamo cadere nell’errore, che oggi facciamo, di considerare il digitale una mera estensione di ciò e di come si lavora nelle classi attuali – risponde Giuseppe Bertagna, docente di Pedagogia generale all’Università di Bergamo e autore del libro La scuola al tempo del Covid -: sarebbe un disastro per la didattica in presenza e per quella a distanza. Se si fa una formazione diversa degli insegnanti e se si provvede a un’organizzazione diversa del personale, spostando il tema sulle competenze, la digitalizzazione è senza dubbio una grande innovazione. Chiaro, poi, che sul fronte della connessione e delle infrastrutture l’Italia sconta un colpevole ritardo più che decennale: se nel 2001 avessimo preso sul serio la prima I, cioè Internet, della riforma Moratti, non avremmo accumulato i ritardi clamorosi che creano ingiustizia, disuguaglianza e aumento delle inadeguatezze educative e formative che riscontriamo oggi nel nostro paese”.
Eliminare il digital speed divide diventa, dunque, una sfida cruciale per il presente e per il futuro. “Colmare questo gap all’interno del Paese entro il 2021 – conclude Verrazzani – è un nostro forte impegno e sarà un elemento fondamentale per accelerare i tempi della ripresa e generare benefici a cascata in tutti gli ambiti della società, rendendola non solo più digitale, ma anche più inclusiva e resiliente”.